Non si placano in Tunisia le polemiche dopo l’arresto del blogger Azyz Amami fermato nella notte tra il 12 e il 13 maggio in auto, per presunto consumo di cannabis (Amami ha rifiutato di sottoporsi al test delle urine), da una pattuglia di polizia alla periferia di Tunisi. Secondo la famiglia non avrebbe avuto su di sé alcun quantitativo di “erba” ma sarebbe invece stato malmenato dai poliziotti. L’accusa ufficiale di cui Amami è accusato è consumo di sostanze stupefacenti, considerato reato tanto dal regime di Ben Ali quanto dal nuovo governo, ma è evidente a tutti che in realtà si tratti di un arresto a sfondo politico. La notizia del suo arresto si è diffusa a macchia d’olio in rete e decine di sostenitori si sono mobilitati per chiederne la liberazione, mentre l’accaduto ha riacceso nella società civile e anche nel mondo politico il dibattito sulla necessità di riformare la legge 52 del ’92 che riguarda il consumo e lo spaccio di stupefacenti, giudicata da molti troppo severa.
La pena più lieve (da sei mesi a tre anni di reclusione) è prevista all’art. 8 nel caso di frequentazione volontaria di un luogo ove si consumino stupefacenti; sono puniti per tale reato non coloro che hanno fatto uso di droga, ma che abbiano voluto trovarsi in compagnia di soggetti rei di consumo. “Questa disposizione integra quindi una vera e propria figura di responsabilità oggettiva e sarebbe bene conoscerla, onde evitare di incorrere nella sanzione di cui si è parlato per condotte considerate, nel nostro Paese, prive di connotazioni penali”, spiega ad ANSAmed l’avv. Giorgio Bianco di Tunisi.
L’art. 4 punisce il consumatore e il detentore anche di modiche quantità, in Italia assimilate all’uso personale, con la reclusione da uno a cinque anni e con pena pecuniaria accessoria da 500 a 1.500 euro circa.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani il 53 % dei detenuti in Tunisia si trova in carcere per reati legati a sostanze stupefacenti e il 66 % ha un’età compresa da 18 a 49 anni. Il partito di centro Ettakattol precisa in un comunicato che questo dato non implica solo un enorme costo per i contribuenti ma ha dimostrato che l’eccessiva repressione dei semplici consumatori non consente loro la reintegrazione in società, al contrario li trasforma in criminali una volta fuori dal carcere. Per Ettakattol si dovrebbero invece aggravare le pene nei confronti degli spacciatori e sensibilizzare i giovani in materia di prevenzione tramite campagne di informazione in scuole e università.
“Esortiamo le autorità giudiziarie a non applicare la legge 52 ormai obsoleta e incostituzionale. Chiediamo a tutti i partiti politici e alla società civile di aprire al più presto un dibattito nazionale su questo flagello che si abbatte sulla società e sulla nostra gioventù”.
Ribadisce il concetto ad ANSAmed Souhail Bayoudh, presidente di Forza Tounes, associazione socio-culturale nata per sensibilizzare l’opinione pubblica su argomenti di attualità, che ha realizzato sul tema il documentario “Matetfjouch Fina” (Non guardarci) avvalendosi di testimonianze a volto scoperto di consumatori abituali di hashish che hanno visto la loro vita andare in pezzi a causa dell’applicazione di questa legge, oltre che del parere di vari esperti come tossicologi, sociologi e avvocati.(ANSAmed).