La fine delle persecuzioni, degli arresti, dei rapimenti e dell’incarcerazione di esponenti dell’opposizione, ma anche la liberazione immediata del segretario nazionale dei giovani, Justin Koua, la fine del congelamento dei beni e il pagamento dei finanziamenti destinati ai partiti: sono queste le condizioni poste dal Fronte popolare ivoriano (Fpi), il partito dell’ex presidente Laurent Gbagbo, dal 2011 principale forza di opposizione, per una ripresa del dialogo con il governo. Le istanze dell’Fpi sono state rilanciate a pochi giorni da un discorso del presidente Alassane Dramane Ouattara pronunciato la scorsa settimana durante una visita nel nord della Costa d’Avorio.
All’appello di Ouattara a “chiedere perdono alle vittime” della crisi elettorale di due anni fa – conclusa con più di 3000 vittime – e a “salire sul treno della riconciliazione”, l’Fpi ha risposto che “è l’attuale potere a doversi assumere la responsabilità di aver introdotto sin dal 1989 la violenza politica”. Il partito di opposizione è tornato ad accusare il presidente in carica di essere “il padre della ribellione” che nel settembre 2002 ha tentato di destituire Gbgabo, dividendo la Costa d’Avorio in due e facendo precipitare il paese in una crisi politico-militare durata cinque anni. Il comitato centrale dell’Fpi ha poi espresso “sdegno” per il rinvio di 84 personalità legate all’ex presidente di fronte alla Corte di assise, mentre “i veri criminali godono di libertà grazie a una giustizia dei vincitori”.
La risposta del partito di Ouattara, il Raggruppamento dei Repubblicani (Rdr), non si è fatta attendere. Il suo portavoce, Joël N’Guessan, ha accusato l’Fpi di “arroganza oltraggiosa”, “irresponsabilità” e di “ostruzionismo alla riconciliazione”, chiedendo al governo di adottare “provvedimenti severi” che possono andare fino allo scioglimento della formazione politica di opposizione. Dopo il braccio di ferro politico sulle presidenziali di fine 2010, concluso con l’arresto di Gbagbo – detenuto presso la Corte penale internazionale (Cpi) con l’accusa di crimini contro l’umanità – l’Fpi ha boicottato le elezioni locali dello scorso aprile e le legislative del 2011. Il dialogo tra maggioranza e opposizione, rilanciato all’inizio dell’anno, è ormai bloccato da mesi.
Nonostante le ultime accuse reciproche dai toni duri, Charles Konan Banny, presidente della Commissione dialogo verità e riconciliazione (Cdvr), ha detto di “non dubitare della volontà dell’Fpi di partecipare al processo di riconciliazione”. Konan Banny ha anche invitato le autorità a “rispondere alle preoccupazioni” del partito di Gbagbo. Il mandato della Cdvr si conclude il prossimo settembre, ma il suo operato è stato finora accolto con riserve e critiche. – Misna