Sarebbe pesantissimo, di 130 morti, il bilancio degli scontri intercorsi tra i ribelli del Movimento 23 marzo (M23) e le Forze armate regolari (Fardc) domenica nei pressi di Goma, a Mutaho e Rusayo. Lo ha annunciato il portavoce del governo di Kinshasa, Lambert Mende, precisando che le vittime sarebbero 120 ribelli e 10 soldati, mentre una dozzina di combattenti dell’M23 sarebbero stati catturati.
Il portavoce, nonché ministro dell’Informazione, è andato oltre, accusando direttamente il vicino Rwanda di aver partecipato all’attacco sotto la copertura del gruppo ribelle. Da mesi le relazioni tra Kinshasa e Kigali sono al vetriolo. Kigali è da anni accusata da varie fonti di essere coinvolta nella destabilizzazione della ricca provincia mineraria del Nord-Kivu, ma fino allo scorso anno il governo del presidente Joseph Kabila era stato piuttosto inefficiente, semmai accondiscendente di fronte alla crisi del Kivu.
Kigali, dal canto suo, ha invece scritto una lettera alle Nazioni Unite accusando la brigata di intervento speciale della Monusco e le Fardc di sostenere la ribellione delle Fdlr, di origini ruandesi e storicamente presente nel Kivu.
Nel Nord della provincia, la Monusco è stata coinvolta in un attacco del gruppo ribelle di origine ugandese Adf-Nalu mentre si stava recando a Kamango per una valutazione della situazione di sicurezza. L’attacco dei ribelli sarebbe stato respinto ma i veicoli dei caschi blu sono stati danneggiati.
Gli scontri nella provincia sono tornati a riaccendersi e con essi è nuovamente peggiorata la già catastrofica situazione umanitaria. Circa 60.000 persone hanno varcato il confine verso l’Uganda nei giorni scorsi per fuggire ai combattimenti.* Celine Camoin – Atlasweb