“La gente è impegnata nelle normali attività quotidiane visto che qui, ogni giorno, è una lotta per la sopravvivenza, pur essendo consapevole che il peggio può arrivare. Si avverte un clima di attesa febbrile e di timore per i prossimi sviluppi, ma la popolazione non può permettersi di incrociare le braccia”: lo dice alla MISNA il vicario generale della diocesi di Goma, monsignor Louis de Gonzague Nzabanita, mentre per il terzo giorno consecutivo intensi scontri all’arma pesante mettono a confronto l’esercito regolare (Fardc) e la ribellione del Movimento del 23 marzo (M23, tutsi).
Fonti locali e informazioni diffuse dall’emittente Onu Radio Okapi riferiscono di combattimenti in corso a una quindicina di chilometri al nord del capoluogo della provincia del Nord Kivu (est), in particolare nei pressi della località di Kanyarucinya. “Ci sono scontri su più fronti: le truppe sono impegnate in operazioni destinate a respingere i ribelli per mettere Goma fuori pericolo” hanno dichiarato fonti ufficiali delle Fardc in Nord Kivu. Dal canto suo il colonnello Youssouf Boneza, comandante delle operazioni militari dell’M23 nella regione, ha assicurato che i suoi uomini riescono a “mantenere le nostre posizioni sul terreno nonostante gli intensi bombardamenti in corso”.
In assenza di operatori dei media sul terreno, è difficile ottenere informazioni indipendenti sull’offensiva in corso così come sui bilanci di vittime civili e non. L’unico dato diffuso finora, relativo agli scontri di domenica e lunedì nella località Mutaho, circa 12 km a nord-est di Goma, è quello diffuso ieri dal governo di Kinshasa. Secondo il portavoce Lambert Mende almeno 120 ribelli dell’M23 sono stati uccisi, 11 sono stati catturati e dieci soldati regolari hanno perso la vita. Le due parti si accusano a vicenda per la ripresa dei combattimenti dopo mesi di tregua.
Ma in questo momento, sempre nella ricca ed instabile provincia mineraria del Nord Kivu, l’esercito congolese è impegnato su un secondo fronte nel territorio di Beni, ancora più al nord. “Dopo l’imboscata che domenica ha colpito un convoglio della locale missione Onu (Monusco), nella quale due caschi blu nepalesi hanno perso la vita e altri quattro sono rimasti feriti, le Fardc stanno portando avanti operazioni militari lungo la strada tra Mbau e Kamango”: la conferma arriva da fonti della società civile contattate dalla MISNA a Beni. Nelle ultime ore l’emittente Radio Okapi ha segnalato pesanti scontri tra soldati congolesi e ribelli ugandesi Adf/Nalu (Forze democratiche alleate) all’altezza del km 11 e 13. “Portiamo avanti le operazioni fino alla totale neutralizzazione del nemico” hanno assicurato responsabili del primo settore operativo delle Fardc a Beni. Dalla scorsa settimana le violenze nel territorio di Beni hanno costretto alla fuga più di 65.000 civili che hanno già varcato il confine con l’Uganda. Secondo fonti Onu e dell’esercito ugandese la situazione “si sta normalizzando”: i ribelli Adf/Nalu sarebbero stati respinti da Kamango e da altri villaggi conquistati nei giorni scorsi, anche con il sostegno di miliziani somali di Al Shabaab.
Intanto Kigali, accusata da Kinshasa e dall’Onu di sostenere militarmente l’M23, ha denunciato le forze armate congolesi e i caschi blu della Monusco di aver “deliberatamente bombardato il territorio ruandese”. Secondo il governo ruandese, i due ordigni caduti su due villaggi al nord di Giseni rappresentano “un atto deliberato di provocazione”. Un comunicato a firma del portavoce dell’esercito ruandese, Joseph Nzabamwita, denuncia inoltre il fatto che i ribelli ruandesi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr, hutu), scappati in territorio congolese dopo il genocidio del 1994, “vengono inseriti nei ranghi dell’esercito regolare di Kinshasa per combattere contro l’M23”. Kigali punta il dito anche contro i comandanti della brigata di intervento speciale della Monusco, che si sta dispiegando a Goma, sospettati di “aver incontrato e di collaborare con i ribelli ruandesi delle Fdlr”. La risposta di Kinshasa non si è fatta attendere: “Sono accuse gratuite formulate senza alcuna prova in mano solo per dare a Kigali giustificazioni ai suoi attacchi in corso in Nord Kivu” ha detto Mende. – Misna