Sono aumentate in modo esponenziale l’insicurezza e il rischio per i leader cristiani in Tanzania nel 2013: nel corso dell’anno – denuncia l’Ong “Barnaba Team” che monitora la condizione delle comunità cristiane – un numero consistente di leader delle Chiese sono stati uccisi o feriti in attacchi violenti. Fra le vittime, il laico cristiano Eliya Meshack, ucciso a colpi di machete mentre guidava un incontro di preghiera nella provincia di Mwanza il 22 ottobre scorso. A settembre Joseph Anselmo Mwagambwa è stato sfigurato con l’acido a Zanzibar, mentre a giugno il Pastore Robert Ngai ha subito gravi lesioni alle mani e le braccia, colpito con machete in casa sua, a Geita. A febbraio fecero scalpore la decapitazione del rev. Mathayo Kachila a Buseresere e l’uccisione del rev. Evarist Mushi, colpito a morte fuori dalla sua chiesa a Zanzibar.
Inoltre, molti Pastori e leader cristiani, afferma la nota dell’Ong “Barnaba team” inviata a Fides, si trovano ad affrontare accuse penali false: devono fronteggiare da una parte così un crescente islamismo militante e violento; dall’altra l’ostilità di gruppi islamici che, per colpirli, ricorrono a procedimenti giudiziari, con l’appoggio di magistrati compiacenti.
Nei diversi attacchi le Chiese indicano il coinvolgimento del gruppo “Uamsho” (“il risveglio”), organizzazione separatista islamica che lotta per l’indipendenza di Zanzibar. Altre azioni violente si possono attribuire ad “al-Shabaab”, gruppo militante islamico con sede in Somalia. Anche sul versante giudiziario, i leader cristiani sono sottoposti a vessazioni: 52 false denunce sono state depositate contro i Pastori cristiani, accusati spesso di blasfemia verso l’islam e il Profeta Maometto, oppure di aver battezzato e convertito bambini musulmani. – Ag. Fides