16/12/14 – Libia – Attacco a petrolio, “primo raid aereo da milizie”

di AFRICA

 

Continua l’attacco delle milizie filo-islamiche al polo petrolifero lungo la costa del Golfo di Sirte in Libia, dove nei giorni scorsi sono stati chiusi i maggiori porti di esportazione di Sidra e Ras Lanuf.

Un attacco che registra un salto di qualità da parte di Fajr Libya (Alba), la coalizione di gruppi armati guidati dagli ex ribelli di Misurata che regnano a Tripoli. Secondo testimoni e fonti militari libiche, i miliziani hanno condotto un attacco aereo sulla zona, il primo di questo genere, senza provocare danni né vittime. Il raid, aggiungono le fonti, è stato respinto dalle guardie delle istallazioni petrolifere, guidate dall’ex leader autonomista Ibrahim Jadran, oggi alleato del governo di Abdullah al Thani, grazie a una copertura aerea dell’aviazione governativa. Le forze di Jadran avrebbero inoltre abbattuto l’aereo delle milizie, identificato come un “velivolo militare libico, partito da Misurata”.

La chiusura per motivi di sicurezza dei principali porti petroliferi della Cirenaica, cui oggi è seguita anche quella del campo di Waha, ha provocato un sostanziale calo nella produzione, ha ammesso oggi la National Oil Corporation (Noc) senza però quantificare le perdite. Secondo alcuni esperti, la produzione sarebbe scesa dagli 800 mila barili al giorno di prima dell’offensiva al polo petrolifero a circa 250 mila. Il portavoce militare delle milizie di Alba, Islaim Shoukri, non ha confermato l’uso di aerei, ma ha ribadito che l’operazione militare nella cosiddetta “mezzaluna petrolifera” mira a “liberare” i porti e a “ristabilire gli obiettivi della rivoluzione del 17 febbraio per costruire uno Stato libico”.

Operazione che ha ricevuto il via libera del Congresso nazionale libico, il parlamento “parallelo” dominato dai Fratelli musulmani, imposto a Tripoli dalle milizie filo-islamiche in contrapposizione a quello insediatosi a Tobruk, eletto lo scorso giugno e riconosciuto dalla comunità internazionale.

Su questo sfondo, la missione Onu in Libia ha invitato a cessare le ostilità per “dare una chance al dialogo”, cui sono invitati a partecipare “partiti politici, tribù e leader dei gruppi armati”, per arrivare a un accordo politico per la transizione. Previsti per il 9 dicembre, ma poi rimandati, data e luogo dei negoziati restano ancora avvolti nel riserbo: fonti diplomatiche egiziane hanno riferito che i colloqui sarebbero cominciati oggi a Awjila, a 400 km a sud di Bengasi, mentre il Congresso filo-islamico di Tripoli ha proposto la città di Hon, nel Fezzan. * Laurence Figà-Talamanca  – ANSAmed.

 

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