L’uscita definitiva dal governo e la radiazione di alcuni dirigenti: le decisioni sono state approvate durante la riunione del comitato centrale del partito di opposizione tutsi, l’Unione per il progresso nazionale (Uprona), tenuta ieri a Bujumbura nonostante l’intervento delle forze di polizia. A riferire degli ultimi sviluppi della crisi politico-istituzionale in atto nel paese dei Grandi Laghi sono fonti di stampa locale ed internazionale.
In base alle notizie pubblicate dal quotidiano indipendente Iwacu, i delegati nazionali e provinciali dell’Uprona hanno approvato con una maggioranza di voti la destituzione di Prosper Bazombanza, eletto primo vice presidente del Burundi la scorsa settimana ma considerato da una parte del partito “troppo vicino al Cndd-Fdd (al potere, ndr)” del capo dello Stato Pierre Nkurunziza. “Radiati a vita” dalle fila dell’Uprona anche Concilie Nibigira, che si era presentata come nuova presidente della formazione tutsi, Bonaventure Niyoyanka , sul quale il Cndd-Fdd puntava per prendere la direzione del partito, e l’ex segretario generale Gaston Sindimwo. Altri due dirigenti del partito tutsi sono stati sospesi per un anno: Tharcisse Nkezabahisi e Dieudonné Giteruzi.
Nel contempo i delegati hanno riconfermato la presidenza dell’Uprona a Charles Nditije, destituito dal suo incarico il mese scorso con un provvedimento controverso del ministro degli Interni Edouard Nduwimana. La vice presidenza è stata invece assegnata a Evariste Ngayimpenda, che ha chiesto ai militanti di “rimanere solidali e coraggiosi”. Ngayimpenda ha ricordato che “non è la prima volta che abbiamo dei problemi, ma ogni volta sono stati superati”, accusando la maggioranza di “promettere poltrone” ai membri dell’Uprona “per allontanarli dal partito”. Secondo stampa e osservatori, da una parte le decisioni approvate nel fine settimana sono emblematiche delle “divisioni all’interno stesso dell’Uprona” e dall’altra “rischiano di aggravare il braccio di ferro col potere”.
Fuori dalla sede dove si svolgeva la riunione del comitato centrale, la polizia ha disperso con gas lacrimogeni un corteo pacifico di un centinaio di militanti dell’Uprona. Sono finiti in manette tre esponenti del partito, tra cui il portavoce Tatien Sibomana, accusato di “ribellione, oltraggio e violenza ai danni delle forze pubbliche”. Per il suo legale si è trattato di un “arresto arbitrario, in assenza di mandato di cattura”. Secondo alcuni deputati dell’Uprona “l’intervento della polizia contro un corteo pacifico è un segnale di rottura tra Nkurunziza e il nostro partito”. Per il nuovo vice presidente Ngayimpenda, l’arresto di tre esponenti dell’Uprona “rientra nella serie di azioni del governo che cerca di mettere a tacere la democrazia”. La magistratura burundese avrebbe già spiccato altri mandati di arresto nei confronti di Nditije e di altri “pesi massimi” della formazione politica tutsi. Fonti diplomatiche occidentali citate dall’agenzia France Presse si dicono “preoccupate” per le conseguenze della “guerra aperta” tra il potere e l’Uprona, avvertendo che “se la repressione dovesse continuare, la minima scintilla rischia di portare il paese fuoristrada”.
Il Burundi è uscito nel 2005 da una lunga guerra civile tra hutu (85% della popolazione) e tutsi (il 14%), cinque anni dopo la firma degli accordi di pace di Arusha che hanno stabilito una ripartizione delle poltrone istituzionali tra le due comunità. Negli ultimi mesi è cresciuto il malcontento dell’opposizione e di una parte dei burundesi per la nuova riforma agraria, i tentativi di modificare la Costituzione e la possibilità di un terzo mandato per Nkurunziza, in carica da otto anni. – Misna