17/02/14 – Libia – Tre anni dopo Gheddafi, tra caos e incertezze

di AFRICA

 

Nel terzo anniversario dell’inizio della rivoluzione libica – che portò alla fine di Muammar Gheddafi, il 17 febbraio 2011, instabilità politica ed economica e violenze sanguinose continuano ad attraversare il Paese. I libici hanno però già dato il via alle celebrazioni in diverse città e si preparano ad un momento storico: le elezioni per l’assemblea costituente.

Nei giorni scorsi i festeggiamenti sono iniziati con fuochi d’artificio e oggi sono previsti concerti in piazza per celebrare la libertà dopo oltre 40 anni di dittatura del Colonnello, salito al potere il primo settembre 1969 con un colpo di stato senza spargimento di sangue che pose fine alla monarchia del re Idris. Oggi la Libia del post-Gheddafi è sospesa tra instabilità e insicurezza, mentre imperversano l’azione delle milizie e, nell’est, la minaccia jihadista.

A peggiorare il quadro si aggiunge la crisi economica provocata dal blocco dei maggiori terminal petroliferi sempre nell’est, da dove aveva preso il via la rivolta contro Gheddafi.

Il tutto reso possibile dalla debolezza delle istituzioni libiche, incapaci di porre la situazione sotto controllo e dalla mancanza di vere e proprie forze di sicurezza che per il momento vengono addestrate all’estero.

Nonostante ciò, la popolazione non si fa scoraggiare e si prepara alle prossime elezioni per la Costituente. I residenti all’estero hanno cominciato a votare sabato e domenica in 13 paesi mentre in Libia le elezioni sono state fissate per il 20 febbraio.

Secondo la dichiarazione costituzionale del 2011, ad elezioni avvenute, l’assemblea avrebbe 4 mesi di tempo per redigere una nuova Costituzione e sottoporla, entro un mese, a referendum. La formazione dell’assemblea avrebbe dovuto essere una delle priorità del Congresso Generale Nazionale libico (Gnc), il parlamento eletto nel mese di luglio 2012. Ma crisi politica, problemi burocratici e instabilità hanno causato ritardi.

Sempre secondo il calendario fissato dalla dichiarazione costituzionale la costituente avrebbe dovuto essere eletta mesi fa mentre il mandato del Gnc sarebbe dovuto terminare il 7 febbraio del 2014. Ma lo scorso dicembre il parlamento ha esteso il suo mandato di un anno suscitando numerose polemiche sulla legittimità del Congresso e in molti sono scesi in piazza a più riprese per protestare pacificamente contro l’estensione del mandato e per chiedere elezioni parlamentari anticipate, richiesta che potrebbe essere accolta nei giorni a venire.

La futura costituente sarà composta da 60 membri eletti e divisi fra le tre regioni: Tripolitania (ovest), Fezzan (sud) e Cirenaica (est). Sei seggi saranno assegnati a donne mentre altri sei divisi tra le tre minoranze: tebu, tuareg e amazigh (berberi). Il numero dei candidati per la costituente sono 649 di cui 54 donne, mentre per quanto riguarda le minoranze, 14 tebu, 6 tuareg e nessun amazigh.

Questi ultimi, che hanno deciso di boicottare il processo elettorale, lamentano la stessa marginalizzazione dei tempi di Gheddafi e rivendicando una migliore rappresentanza nella costituente e il riconoscimento delle loro peculiarità culturali nella Costituzione, come quello della lingua.

Perfino le operazioni di registrazione per votare la costituente sono terminate in ritardo, con poco più di 1 milione di iscritti, su oltre 4 milioni di aventi diritto. Il termine ultimo era stato infatti posticipato ripetutamente a causa del basso numero di iscritti. Secondo Human Rights Watch la nuova Costituzione sarà fondamentale per ricostruire lo Stato e le istituzioni e se questa escluderà donne e minoranze etniche si rischierà di non garantirne i diritti. (ANSAmed).

 

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