L’instabilità nella Repubblica Centrafricana rappresenta una minaccia per i suoi vicini, ad iniziare dalla Repubblica Democratica del Congo (RDC), nel cui distretto settentrionale di Bondo sono presenti almeno 50.000 rifugiati centrafricani, che vivono in condizioni precarie nei villaggi dell’area. Una prima ondata di rifugiati aveva raggiunto la RDC per sfuggire le violenze della ribellione Seleka, che nel marzo 2013 aveva preso il potere a Bangui, rovesciando l’ex Presidente François Bozizé. Tra i civili si sono mescolati anche i militari allo sbando delle Forze Armate Centrafricane (FACA).
Dopo che a fine dicembre Seleka è stata cacciata dalla capitale centrafricana, è ora il turno degli ex guerriglieri a cercare rifugio nel nord della RDC. Il rischio è che questa area diventi un ricettacolo per gruppi armati centrafricani contrapposti, analogamente a quanto avvenuto nell’est congolese, da decenni rifugio per movimenti armati di origine ugandese, rwandese e burundese, dediti al commercio dei cosiddetti “minerali di sangue. Le miniere di oro di Bondo rischiano così di diventare il principale motivo di contesa tra queste formazioni armate, come avviene per quelle di coltan e di stagno nell’est. (L.M.) – Ag. Fides