Il primo ministro libico Ali Zeidan ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per ristabilire la sicurezza nel Paese, tormentato dall’instabilità politica e dalle proteste nel settore petrolifero.
Il capo del governo libico ha incontrato a Londra il primo ministro britannico David Cameron, che due anni prima aveva guidato, con Barack Obama e Nicolas Sarkozy, la campagna militare contro Muammar Gheddafi.
La nascita di una democrazia stabile è tuttavia ancora lontana. Una combinazione di scioperi, gruppi armati e attivisti politici hanno portato alla chiusura della maggior parte dei porti e giacimenti libici e i militari e la polizia si trovano spesso in una condizione di impotenza.
La produzione petrolifera è scesa a 250.000 barili al giorno, rispetto a una produzione prima della guerra che toccava 1,6 milioni di barili al giorno.
“Se la comunità internazionale non ci aiuta a raccogliere armi e munizioni, se non riceviamo aiuti per formare esercito e polizia, ci sarà bisogno di molto tempo”, ha detto Ali Zeidan durante una conferenza stampa sugli investimenti in Libia. “La situazione non migliorerà fino a quando non riceveremo un aiuto reale e concreto”.
Il primo ministro libico ha inoltre auspicato di risolvere il conflitto con il dialogo e non con la forza.
“Lavoreremo per risolvere questo problema”, ha detto. “Se il sangue scorre, le perdite saranno ancora più grandi”.
Ieri Tripoli è riuscita a far ripartire il grande giacimento di El Charara, nel sud est del paese, negoziando un accordo con un gruppo armato. Grazie a questo accordo la produzione dovrebbe rivedere quota 400.000-450.000 barili al giorno, ha precisato a margine della conferenza il viceministro libico per il Petrolio Omar Chakmak.
La maggior parte della produzione petrolifera nella parte orientale del paese è tuttavia ancora paralizzata e preoccupazioni delle sovietà occidentali presenti nel paese crescono. – Misna