17/09/13 – R.D. Congo -Nord Kivu: la guerra tra esercito e M23 e la “brigata offensiva” ONU

di AFRICA

Dal 22 Agosto scorso la tensione nell’est della Repubblica Democratica del Congo é ritornata alta per la ripresa degli scontri tra le forze armate Congolesi (Forces Armées de la Republique Démocratique du Congo – FARDC), e il gruppo armato Mouvement Mars 23 (M23) sulla linea del fronte a nord di Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, e dei ripetuti bombardamenti che hanno causato vittime tra i civili sia a Goma, che a Gisenyi, cittadina rwandese adiacente al confine. Questa nuova fase del conflitto tra M23 e l’esercito potrebbe rivelarsi risolutiva: le truppe ribelli hanno perso terreno e il loro fronte è retrocesso di 10 km nella zona del Rutshuru tra Goma e il confine con il Rwanda.

Sono rwandofoni di etnia Tutsi. Il movimento M23 è composto per la maggioranza da soldati rwandofoni di etnia tutsi, che hanno disertato le FARDC in aprile 2012. M23 porta l’eredità del movimento di insurrezione fondato da Laurent Nkunda, le Congrès National pour la Défense du Peuple (CNDP) nel 2006, e guidato dal 2009 al marzo scorso da Bosco Ntaganda, prima che si consegnasse alla Corte Penale Internazionale. All’origine il movimento vuole garantire la protezione della minoranza tutsi stanziata nella zona, vittima delle violenze dell’esercito e dei gruppi armati hutu. M23 finanzia le proprie operazioni attraverso l’accesso alle risorse naturali della regione, tra le altre coltano, oro e casserite, e grazie al supporto economico e militare del Rwanda, rivelato da diverse inchieste. Decisiva quella del Gruppo degli esperti delle Nazioni Unite pubblicata nel Novembre 2012, che ha provocato la sospensione momentanea degli aiuti dei governi occidentali al governo rwandese.

Il processo ad un punto morto. Dopo aver sottratto Goma per 10 giorni al controllo del governo e della MONUSCO (la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Congo) nel Novembre 2012, M23 aveva iniziato i negoziati di pace con il Governo a Kampala in dicembre. Tra le condizioni di pace presentate in aprile, M23 rivendica l’autonomia amministrativa e finanziaria per la regione dell’est del Congo. Il processo tuttavia è arrivato a un punto morto in giugno, quando Kinshasa ha posto come condizione alla conclusione dei negoziati la fine di M23. Gli scontri continuano fino ad oggi, provocando ingenti perdite per entrambi i belligeranti, e portando il numero degli sfollati a 967,050 persone nella provincia del Nord Kivu.

L’esasperazione degli abitanti. Negli ultimi dieci giorni, la recrudescenza degli scontri e i tiri di obice su entrambi i lati del confine congo-rwandese, hanno fatto vivere alla popolazione di Goma nuove immagini di terrore, che si aggiungono all’interminabile pellicola della guerra del Kivu, che non fa che spegnersi e riaccendersi dal 1996. La reazione quasi composta ai bombardamenti degli abitanti di Goma, propria a coloro che hanno già vissuto molte volte questa stessa situazione, non deve essere confusa con rassegnazione. Mossi dall’esasperazione, gli abitanti hanno protestato, portando il corpo decapitato di una vittima dei bombardamenti per le strade, e attaccando i veicoli e i compound delle Nazioni Unite.

Una novità nelle missioni ONU. L’effetto immediato dei bombardamenti, che hanno provocato più di nove morti, è stato quello di far entrare in azione la Brigata di Intervento Offensivo dell’ONU che dal 23 agosto è impegnata nei combattimenti al fianco dell’esercito regolare, sia rinforzando le forze terrestri che colpendo le postazioni ribelli dagli elicotteri da combattimento. La brigata, votata in marzo e spiegata in luglio, non è diventata operativa fino alla settimana scorsa. Rappresenta una novità nella storia delle missioni di pace ONU, poiché é autorizzata dalla risoluzione 2098 a prendere iniziativa in azioni di attacco e non solo di difesa. Ha il duplice compito di disarmare i gruppi armati del Kivu e di tentare di arginare la frustrazione della popolazione nei confronti della MONUSCO, che dal 2001 sembra non aver saputo compiere il suo mandato di proteggere la popolazione civile.

Il fronte è retrocesso. Le operazioni militari degli ultimi giorni, che hanno causato ingenti perdite da entrambi i lati e un morto tra i soldati ONU, hanno fatto retrocedere il fronte mettendo Goma al riparo dai tiri dell’artiglieria pesante. Un’inchiesta dovrebbe stabilire con esattezza la provenienza dei tiri dei giorni scorsi che, oltre a Goma hanno toccato anche il suolo rwandese, e che sono alla base delle accuse reciproche di aggressione tra i due paesi. Intanto l’ONU afferma di avere le prove che le truppe rwandesi hanno attraversato il confine per sostenere M23 .

Ma gli M23 sono finiti? Difficile sapere se si tratti della fine del movimento M23 o se sia solamente l’inizio di una nuova fase. Per il momento si constata il risultato ottenuto in pochi giorni dall’azione congiunta dell’esercito congolese e della forza di intervento offensivo, e ci si interroga sulle conseguenze che una soluzione armata del conflitto potrebbe provocare sullo scacchiere regionale. * Anna Piccinni – la Repubblica

 

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