“Siamo nell’instabilità e buona parte della popolazione vive in condizioni estremamente precarie” dice suor Elena Balatti, raggiunta dall’Agenzia Fides a Malakal, capitale dello Stato petrolifero dell’Alto Nilo, che è stata al centro dei combattimenti tra militari governativi del Sud Sudan e i ribelli fedeli all’ex Vice Presidente Riek Machar (vedi Fides 3/3/2014). La città che prima della guerra civile contava 250.000 abitanti rimane un obiettivo militare, ricorda la missionaria comboniana. Nonostante gli accordi di tregua, la situazione rimane tesissima nel Paese, e in queste condizioni anche i media ne risentono, come dimostra tra l’altro la vicenda della radio diocesana di Juba (vedi Fides 18/8/2014).
Suor Elena racconta così l’ultimo episodio bellico avvenuto nei pressi della città: “ Il 21 agosto, alle 8,30 del mattino, abbiamo sentito il fragore dei bombardamenti dal fronte che si trova a 25 km. Come la maggior parte degli abitanti della città, anche noi suore comboniane abbiamo lasciato la città in 10 minuti, in attesa di vedere l’esito dello scontro. Abbiamo già avuto esperienza della ferocia delle milizie dell’opposizione. Malakal ha visto in pochi mesi ben sei attacchi”.
Tra l’altro a farne le spese è stata pure la radio delle diocesi, “Sout al Mahaba” (Voce di Carità), della quale suor Elena è responsabile. “La radio – racconta suor Elena – ha subito un primo saccheggio il 18 febbraio, in occasione del terzo attacco delle forze dell’opposizione. Ai primi di agosto sono riuscita a tornare a Malakal ed ho verificato che il saccheggio dell’emittente era stato completato. È iniziato con le forze dell’opposizione ed è continuato dopo che, il 18 maggio, i governativi hanno ripreso la città. Persino la recinzione è stata rubata. Siamo riuscite a recuperare il trasmettitore che però è danneggiato. Speriamo di poterlo riparare. Anche la torre delle antenne di 72 metri è in condizioni precarie perché uno dei cavi che la sostiene è stato tranciato da una scheggia di granata. Cerchiamo di ripararlo per evitare che la torre cada. Lo staff della radio è disperso, in parte nel campo ONU, in parte nei villaggi vicini”.
Suor Elena racconta con emozione i danni subiti da quella che era la seconda città del Sud Sudan: “La parte sud di Malakal è quella più danneggiata. In quell’area non c’erano abitazioni in muratura ma solo capanne. Ora che siamo nella stagione delle piogge, la vegetazione ha preso il sopravvento sulle capanne ormai distrutte, al punto che non si riesce più a distinguere i punti di riferimento che esistevano prima della distruzione dell’area. Per capire a che punto siamo basta dire che le iene sono tornate e diverse persone affermano di aver visto aggirarsi una leonessa con i cuccioli”.
“La gente è tornata ma rimane prudente. Le donne hanno aperto dei piccoli posti di ristoro per avere una minima fonte di guadagno. Il piccolo commercio è ripreso. La sera la città si svuota, la gente attraversa il Nilo per recarsi nei villaggi limitrofi oppure torna nel campo profughi dell’ONU che si trova a 4 km da Malakal” conclude la religiosa. – Ag. Fides