Un accordo da 3 miliardi di dollari per dare vita alla più grande miniera di platino dello Zimbabwe e un reciproco sostegno sulle questioni politiche aperte, primo tra tutti il rapporto con l’Occidente. Sono questi i punti di contatto tra la dirigenza politica russa e il governo di Harare emersi ieri durante la visita di una delegazione guidata dal ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, nel Paese africano.
L’investimento di capitali russi nell’impianto per l’estrazione del platino di Darwendale, a 50 chilometri dalla capitale, sarà gestito da un consorzio di imprese dei due Paesi e ha una grande importanza economica: permetterà, secondo le previsioni di Harare, di far più che raddoppiare la produzione del prezioso metallo, destinata ad aumentare di 17 tonnellate l’anno dopo il 2019. La mossa ha però un significato anche politico: dimostra, ha sostenuto il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, che i russi, insieme con i cinesi, sono “i migliori amici” del suo Paese.
Ricevendo Lavrov, il novantenne capo di Stato africano ha inoltre criticato Europa e Stati Uniti riguardo le sanzioni imposte da queste contro Mosca in conseguenza della crisi ucraina, definite “illegali”. “Per essere applicate, le sanzioni – ha specificato – devono essere approvate dall’Onu, e queste non lo sono state”. Mugabe ha poi tracciato un parallelo tra i provvedimenti presi nei confronti della Russia e quelli ancora in vigore contro la sua persona; sulla stessa linea si è posto Lavrov, sottolineando “la posizione politica comune” dei due Paesi, che hanno sperimentato “politiche unilaterali”, considerate “senza futuro” dal ministro russo.
Nel corso della visita, i due governi hanno firmato inoltre accordi sulla cooperazione tecnica, economica e militare. – Misna