È di 30 morti e 9 feriti il bilancio del massacro perpetrato nella notte tra il 15 e il 16 ottobre dai ribelli di origine ugandese ADF-NALU in un quartiere della città di Beni, nel Nord Kivu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo). Lo denuncia un comunicato inviato all’Agenzia Fides dalla Società Civile del Nord Kivu, secondo il quale questo ultimo massacro porta a 57 morti e 31 feriti il bilancio delle violenze commesse dal gruppo nelle ultime due settimane nei centri abitati lungo l’asse viario Beni-Eringeti.
“La Società Civile del Nord-Kivu denuncia il piano di genocidio in corso d’esecuzione da parte dell’ADF-NALU e richiama l’attenzione della Corte Penale Internazionale sui selvaggi massacri commessi contro la popolazione di Beni” afferma il comunicato, che conclude lanciando un appello alle forze armate e di sicurezza congolesi e alla Missione ONU nella RDC (MONUSCO) di intensificare gli sforzi per proteggere la popolazione civile.
L’ADF-Nalu è un gruppo di guerriglia nato dall’unione di due precedenti movimenti che si battono contro il governo ugandese, l’Allied Democratic Forces e il National Army for the Liberation of Uganda. Da tempo installato in territorio congolese, il gruppo si è reso responsabile di diversi crimini contro i civili, in particolare il rapimento di circa 600 persone nel Nord Kivu, tra le quali 3 padri assunzionisti (Agostiniani dell’Assunzione) di nazionalità congolese, Jean-Pierre Ndulani, Anselme Wasikundi e Edmond Bamutute, scomparsi la sera del 19 ottobre 2012 nella loro parrocchia Notre-Dame des Pauvres di Mbau, a 22 km da Beni (vedi Fides 22/10/2012) e dei quali da allora non si più nulla. (L.M.) – Ag. Fides