La Tunisia si appresta al voto di domenica prossima quando più di 5 milioni di elettori saranno chiamati a scegliere direttamente il loro primo Presidente della Repubblica della Tunisia post “rivoluzione dei gelsomini” che durerà in carica 5 anni. 27 candidati ufficialmente in corsa per il Palazzo di Cartagine ma pochissimi con qualche possibilità di farcela. Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati infuocati, con comizi dei vari candidati in tutte le città a contendersi piazze e salotti tv, la passione dei cittadini per l’elezione del Presidente della Repubblica sembra essere maggiore rispetto a quella dimostrata per elezioni legislative, ciò si spiega con la particolarità del momento storico ma anche per l’affezione dei cittadini verso la figura istituzionale del Presidente della Repubblica, che sebbene depotenziata rispetto al passato, in questa versione della Costituzione che fa della Tunisia una Repubblica semi-presidenziale, tuttavia conserva il suo fascino dovuto alla figura di guida del paese legata a questa carica dello Stato. Favorito indiscusso rimane il leader del partito laico secolare Nidaa Tounes, uscito vincitore dall’ultima tornata elettorale per le legislative, Beji Caid Essebsi, al quale non vengono tuttavia risparmiate critiche come il fatto di essere troppo anziano (88 anni tra pochi giorni), fattore sul quale, tra l’altro, l’interessato ironizza frequentemente, e la sua passata appartenenza al vecchio apparato. Suoi avversari nella corsa alla più alta carica dello Stato, l’attuale Presidente della Repubblica Moncef Marzouki, considerato in calo da quasi tutti gli osservatori politici ed attaccato in questi giorni per il sospetto di aver usato soldi pubblici per la sua campagna elettorale, e qualche outsider come l’uomo d’affari Slim Rihahi del terzo partito del Paese Upl (Unione patriottica libera), o ancora il leader della sinistra Hamma Hammami o l’indipendente Mohamed Frika. Essebsi risulta favorito soprattutto dopo la decisione del partito islamico Ennhadha di non appoggiare nessun candidato alle presidenziali.
Il secondo partito del Paese infatti non ha presentato nessun suo candidato preferendo sceglierne uno “consensuale” tra quelli in lizza, ma alla fine non essendo riuscito a trovare un accordo sul nome del candidato ha deciso di lasciare liberi i suoi elettori. L’unico dubbio sembra rimanere la possibilità o meno di eleggere il Presidente al primo turno. Se nessun candidato infatti dovesse raggiungere la metà delle preferenze degli elettori più uno, allora si andrà al secondo turno probabilmente il 28 dicembre prossimo: un’opzione che i candidati con minori possibilità di riuscita auspicano fortemente. (ANSAmed)