“Se il nuovo governo non interverrà con tempestività e buon senso, la disputa sulle terre potrebbe rivelarsi un boomerang capace di riportare la Somalia nei giorni cupi del conflitto”: a lanciare l’allarme è Sharif Mohammed, deputato al Parlamento di Mogadiscio secondo cui “riconciliazione nazionale e riforma della terra sono due urgenze che, per il bene del paese, non si possono più rimandare”.
L’occasione per una riflessione, al telefono con la MISNA, è offerta dalle cronache locali, e alle continue esplosioni di violenza a cui, soprattutto nelle regioni del centro-sud, si assiste da diversi mesi a questa parte. “Dopo la caduta del regime di Said Barre, nel 1991, molti civili hanno abbandonato i villaggi e le zone d’origine, per sfuggire ai combattimenti e le violenze” ricorda il deputato, “e nel corso di oltre 20 anni di conflitto, le terre e i campi sono stati occupati da nuovi inquilini, temporaneamente o in modo definitivo”.
Con il progressivo ritorno della stabilità in alcune regioni liberate dal giogo degli insorti Al Shabaab, e il ripristino di istituzioni nazionali, seguito all’elezione nell’agosto 2012 del presidente Hassan Sheikh Mohamoud, molti somali della diaspora stanno facendo ritorno in patria. E anche all’interno della Somalia si assiste ad un vero e proprio esodo di clan e comunità.
“Gente che aveva lasciato le proprie case e che oggi, a distanza di 15 anni, torna dai campi profughi o da oltre il confine per ricostruire la propria vita” spiega l’interlocutore di MISNA “oggi trova case e terreni occupati da altri”. Una situazione potenzialmente esplosiva che ha già causato più di uno scontro armato tra la Lower e Middle Shabelle e tra i dintorni di Kismayo e Merca.
Fonti contattate dalla MISNA a Mogadiscio riferiscono che anche nella capitale il problema delle proprietà abbandonate negli anni della guerra si sta riaffacciando all’attenzione delle istituzioni. Il governatore della regione di Banadiir e sindaco della capitale Mohamud Ahmed Nur (Tarsan) ha annunicto la creazone di un comitato ad hoc per dirimere le questioni legate alla proprietà di case e terreni e ammonito che a ciascun contendente sarà richiesto di fornire documenti di proprietà degli immobili. Un provvedimento che ha causato una levata di scudi da parte di quanti sostengono che, a distanza di tanti anni, libri catastali e registri sono ormai del tutto perduti.
“In Somalia si sta faticosamente cercando di riportare la pace, ma tutto questo non può prescindere da un ripristino della sicurezza” osserva Sharif, per cui “se i conflitti legati alla terra non saranno sanati, il paese proseguirà il suo cammino con un fardello che rischia di affondarlo”. – Misna