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1948. Viene pubblicata, a cura di Léopold Sédar Senghor, l’antologia lirica che diverrà ben presto il manifesto della negritudine. È introdotta dal saggio di Jean-Paul Sartre Orfeo nero.
«La mia negritudine non è una torre né una cattedrale
essa si tuffa nella carne rossa del sole.
Si tuffa nella carne ardente del cielo
squarcia la prostrazione opaca con la dritta pazienza».
(Aimé Césaire)