18/02/2014 – Sud Sudan -Juba ammette “diserzioni di massa” dall’esercito

di AFRICA

 

Esponenti del governo di Juba hanno ammesso che “circa il 70% dell’esercito regolare ha disertato” per passare dalla parte della ribellione guidata dall’ex-vicepresidente Riek Machar. Le dichiarazioni del capogruppo del partito di maggioranza alla Camera e del ministro degli Interni, inattese e sconcertanti per le implicazioni sulla crisi in atto, sono giunte durante una sessione parlamentare convocata per fare il punto sulla situazione nel paese.

“Ci troviamo a far fronte ad un fenomeno di defezioni di massa” ha detto Tulio Odongi, rivolgendo un appello alle truppe straniere presenti nel paese (ugandesi, ndr) “a non ritirarsi fino a quando la situazione non sarà riportata sotto controllo”. Secondo il capogruppo dell’Splm, le diserzioni, soprattutto nelle regioni del nord “sfiorano il 70% dei militari impegnati sul campo”.

Un quadro confermato dal ministro Aleu Ayeny secondo cui a defezionare non sono solo i soldati ma anche gli agenti di polizia, con “conseguenze difficili da gestire” per il suo dicastero. Per far fronte all’emergenza, il parlamento ha approvato un finanziamento di 749 milioni di sterline sud sudanesi (circa 300 milioni di dollari) da destinare alla sicurezza.

“In poco tempo la notizia si è diffusa in tutta la città– conferma alla MISNA da Juba, Alfred Soka, caporedattore del Network delle Radio Cattoliche del Sud Sudan – suscitando parecchia agitazione tra le persone. E il fatto che ad ammettere un così alto numero di defezioni siano esponenti governativi di primo piano contribuisce ad aumentare l’incertezza sulle sorti del conflitto”.

A complicare ulterioremente la situazione, anche le dichiarazioni del ministro della Difesa, Kuol Manyang Juuk, sul fatto che che “il governo sud sudanese sta pagando l’intervento delle truppe ugandesi, entrate nel paese lo sorso 23 dicembre”. Elementi che suscitano nuovi interrogativi e smentiscono la versione di Kampala secondo cui l’operazione sarebbe finanziata dalle casse dello stato ugandese. In questi giorni, infatti, i funzionari della difesa ugandese stanno facendo gli ultimi ritocchi a un bilancio suppletivo da presentare all’approvazione del Parlamento di Kampala, per sopperire alle lacune di finanziamento per la missione, ufficialmente “a tempo indeterminato”.

Il presidente ugandese Museveni nella sua qualità di comandante in capo delle forze armate aveva deciso il dispiegamento delle truppe (Updf) in Sud Sudan alla fine dello scorso anno, su richiesta del suo omologo Salva Kiir, dopo le violenze scoppiate a Juba e diffusesi in altri stati chiave del paese.

Il Parlamento di Kampala ha approvato il dispiegamento il 14 gennaio dopo che il governo ha motivato la decisione per facilitare l’evacuazione dei cittadini ugandesi e garantire la sicurezza degli impianti statali, tra cui l’aeroporto di Juba. – Misna

 

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