Cos’è accaduto ad Arusha, fino a poco tempo fa “un’isola di pace”? Oggi il quotidiano The Citizen torna così in prima pagina su un’attentato contro un comizio politico che ha causato tre morti e sta ora alimentando, come sottolineano fonti della MISNA in questa città del nord della Tanzania, incertezza e paura.
L’attentato è avvenuto sabato, durante una manifestazione di Chadema, il principale partito di opposizione. Il comizio doveva chiudere la campagna elettorale per le amministrative in programma il giorno successivo. Di fronte ai deputati, ieri, il ministro per i Rapporti con il parlamento William Lukuvi ha accusato non meglio identificati “partiti” e “politici” di istigare all’odio nei confronti della polizia e del governo. Parole sufficientemente allusive per innescare polemiche e reazioni a catena. Dirigenti del Chama Cha Mapinduzi (Ccm) del presidente Jakaya Kikwete hanno accusato dell’attentato Chadema, sostenendo che in questo modo i rivali avrebbero ottenuto un posticipo del voto di Arusha al 30 giugno. L’opposizione ha invece fatto sapere di avere identificato l’attentatore in un poliziotto, che sarebbe riuscito a fuggire dopo aver lanciato tra la folla una bomba a mano.
Di certo, come sottolineano le fonti della MISNA, c’è la “gravità” dell’episodio. Evidente di per sé, ma ancora di più alla luce del fatto che il 5 maggio Arusha era stata scossa da un altro attentato. Allora era stata presa di mira una chiesa cattolica alla periferia della città. Nell’esplosione, provocata anche in quel caso da una bomba a mano, erano state uccise tre persone ed erano fortunosamente rimasti illesi il vescovo e il nunzio apostolico in Tanzania.
Entrambi gli episodi, sottolineano le fonti della MISNA, si collocano in un contesto di tensioni politiche crescenti. Tensioni che sarebbero state confermate da aggressioni e atti di intimidazione subiti da diversi esponenti dell’opposizione, non solo ad Arusha, durante lo scrutinio di domenica. – Misna