Sono state arrestate dalla polizia del Kenya “diverse” persone sospettate di aver legami con i responsabili degli attentati che tra domenica e’ lunedi’ scorso avevano fatto almeno 60 morti sulla costa del Paese africano.
Tra gli arrestati, ha riferito il capo della polizia Davuid Kimaiyo, “vi sono l’autista e il proprietario di uno dei veicoli usati dagli assalitori”. Martedi’ il presidente, Uhuru Kenyatta, aveva negato che ditero gli attacchi ci fossero gli jihadisti somali delle milizie Shebaab, indicando nei propri avversari politici i mandanti dell’ondata di terrore e morte che sta insanguinando il Kenya. Il presidente kenyano aveva accusato “circoli politici locali” di aver pianificato le stragi, nonostante sia stato lo stesso Shebaab a rivendicarne la responsabilita’ e a promettere che “le operazioni continueranno”. Kenyatta sembra piu’ interessato a utilizzare quanto accaduto per dispiegarlo nella lotta politica interna che a fare chiarezza, cosi’ alimentando una gia alta tensione tra le etnie. “L’attacco a Lamu”, ha avvertito, “e’ stato ben progettato e orchestrato nel contesto di una violenza politica di natura etnica contro la comunita’ kenyota”, ha detto il presidente riferendosi all’area in cui le violenze si sono verificate. Proseguendo nella sua strategia Kenyatta non si e’ fatto scrupoli nell’accusare “capi fazione irresponsabili e venditori di odio che manipolano il popolo con l’obiettivo di creare odio, intolleranza e fanatismo”. Sebbene Kenyatta, di etnia Kikuyu, non lo abbia menzionato, nel suo mirino sembra esservi Raila Odinga, il leader di etnia Luo, che sfido il presidente nelle ultime elezioni presidenziali, lo scorso anno.
Odinga e’ adesso rientrato in Kenya dall’estero e di recente ha radunato i propri sostenitori e lanciato al governo un appello per il dialogo. Infine, ha condannato il recente bagno di sangue. – Agi