“Lasciatemelo dire, non mi dimetto”. Guy Scott, presiedente ad interim dello Zambia, non cede alle pressioni dei 14 ministri (la stragrande maggioranza dell’esecutivo) che ieri lo hanno sfiduciato chiedendone le dimissioni. Anzi, l’unico bianco oggi alla guida di un paese dell’Africa sub-sahariana alza il livello dello scontro, ricordando di essere il solo autorizzato a convocare una riunione di governo. A suo parere sarebbe dunque impossibile tenere anche quella richiesta dai 14 ‘ribelli’ per votare ufficialmente la sua rimozione dalla carica – come pure la Costituzione zambiana prevede.
Il problema, dal punto di vista giuridico, è ulteriormente complicato dal fatto che per altri versi è la stessa Carta fondamentale a “proteggere” la posizione di Scott, subentrato automaticamente al defunto presidente Michael Sata alla fine di ottobre scorso, in quanto suo vice. Fonti della MISNA a Lusaka sottolineano dunque il rischio di una situazione imprevista e paradossale: Scott sfiduciato in quanto capo dell’esecutivo, ma legittimamente in carica come presidente.
A questa paralisi, scommettono però altri commentatori, non si arriverà: “Sono situazioni che emergono periodicamente – è la spiegazione – e poi rientrano. È già successo nei mesi scorsi con la decisione di Scott di rimuovere Edgar Lungu”, attuale candidato presidenziale del partito di governo Patriotic front (Pf), dalla posizione di segretario generale del movimento. E proprio nelle dinamiche interne al partito vanno cercate alcune delle ragioni degli eventi delle ultime ore: “Scott ha rifiutato di fare campagna elettorale per Lungu, che considera illegittimo – continuano le fonti – ed è arrivato ad accusare i sostenitori del suo avversario interno, membri del Pf, di provocare disordini intenzionalmente”.
“Scott si è intromesso troppo – è un’altra interpretazione – mentre il partito si aspettava semplicemente fosse un gestore dello status quo”. In effetti il presidente ad interim ha molto da perdere, a livello di potere: in caso di vittoria di Lungu non potrebbe conservare la sua posizione, né entrare nell’esecutivo. Ma anche il Pf, senza Scott, rischia, sottolineano a Lusaka: “È l’esponente più politicamente abile che hanno”, malgrado da molti sia considerato dispregiativamente “un bianco”. “Ma non è così semplice” concludono le fonti: “La sua maniera di pensare è quella di uno zambiano, di uno che conosce persino le lingue e le tradizioni locali”. – Misna