Vigilia elettorale di tensione in Libia per il voto sulla nuova Assemblea costituente, dopo l’ultimatum di sapore golpista e l’intimazione a dimettersi rivolto ieri da alcune potenti milizie ai deputati del Congresso transitorio. Ultimatum caduto poi in extremis solo grazie a un nebuloso “compromesso” con il premier Ali Zeidan.
La minoranza amazigh (berbera) – che non ha presentato nessun candidato con l’obiettivo di boicottare il processo elettorale – ha intanto annunciato che non riconoscerà in nessun caso la futura Costituzione avvertendo: “Non riconosceremo chi non ci riconosce”. I berberi lamentano una marginalizzazione analoga a quella dei tempi di Muammar Gheddafi e rivendicano una migliore rappresentanza, così come il riconoscimento delle loro peculiarità culturali e della loro lingua in una futura Carta. Come se non bastasse, non s’interrompe l’ondata di violenze nel Paese. Stamattina a Bengasi un giudice è stato gravemente ferito nell’esplosione di un ordigno piazzato sulla sua vettura.
Fonti mediche dell’ospedale Al Jalaa hanno riferito che Milud Ammar Al Rajahi è in condizioni critiche.
Preoccupazione per la situazione nel Paese è stata espressa proprio oggi dalla Farnesina. “Le notizie sulle nuove convulsioni di piazza a Tripoli rafforzano la mia convinzione che la Libia debba urgentemente uscire senza l’uso della forza dallo stallo politico che incide sulla considerazione dei libici nei confronti delle loro istituzioni”, ha affermato il ministro degli Esteri Emma Bonino. “Serve una forte iniziativa delle forze politiche per individuare in tempi brevi un percorso credibile di soluzione dalla crisi in modo pacifico e democratico”, ha proseguito la responsabile della diplomazia, invitando a non vanificare “gli enormi sacrifici della rivoluzione del 17 febbraio” e chiedendo che, con il voto di domani, i libici colgano “l’occasione per ripartire lungo un percorso di ricostruzione istituzionale e economica”.
Il nuovo organismo avrà quattro mesi di tempo per scrivere il nuovo testo costituzionale, che dovrà poi essere ratificato tramite un referendum popolare. Dopo l’eventuale approvazione, nuove elezioni parlamentari si svolgeranno entro la fine dell’anno. La futura assemblea dovrebbe essere composta da 60 membri eletti e divisi equamente fra le tre regioni: Tripolitania (ovest), Fezzan (sud) e Cirenaica (est). Sei seggi saranno assegnati a donne mentre altri sei divisi tra le tre minoranze: i tebu, tuareg e amazigh (berberi). I candidati per la costituente sono 692, di cui 73 donne, mentre tra le minoranze si contano 14 tebu, 6 tuareg ma nessun amazigh. Secondo l’ong Human Rights Watch la nuova Costituzione sarà fondamentale per ricostruire lo Stato e le istituzioni, e se questa escluderà donne e minoranze etniche sarà un’altra occasione perduta per la tutela dei loro diritti. (ANSAmed).