Sei persone sono state fermate in Guinea perché sospettate di avere ucciso otto membri di una delegazione in visita a una comunità locale nel sudest del Paese per educare i residenti sul virus ebola. Lo ha confermato il primo ministro del Paese, Mohamed Said Fofana, precisando che le forze di sicurezza sono dispiegate nella zona e che è in corso un’indagine penale per valutare se altre persone sono coinvolte nelle uccisioni. “Tutte le persone coinvolte in questi omicidi – ha detto Fofana – verranno rintracciate e portate davanti a tribunali penali per essere punite con la massima severità consentita dalla legge”.
La delegazione, composta da funzionari del governo e giornalisti, ha visitato l’area amministrativa di Womey, vicino al confine con Liberia e Costa d’Avorio, all’inizio della settimana. Tra i membri della delegazione c’era anche il governatore di N’Zerekore, la più grande città nel sudest del Paese, e il direttore di un centro sanitario locale.
Intanto nella vicina Sierra Leone hanno preso il via i 3 giorni di coprifuoco per consentire agli operatori sanitari di individuare e isolare le persone con il virus Ebola, nel tentativo di arrestare la diffusione della malattia. Una squadra di 30mila persone sta andando casa per casa per trovare chi ha contratto il virus e distribuire sapone. Tuttavia, secondo i più critici questa misura non farà altro che minare la fiducia del pubblico nei medici. La Sierra Leone è uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla epidemia di Ebola in Africa occidentale, con oltre 550 vittime tra i 2.600 morti finora registrati.
E continua la mobilitazione dell’Unicef per far fronte all’epidemia. Tra i maggiori fornitori di aiuti di emergenza per i trattamenti e le cure nei centri – e per assicurare la continuità nei servizi di base – l’organizzazione continua a inviare aiuti essenziali su larga scala. E questa volta lo fa con cargo aerei mandati nei Paesi colpiti: “Entro la prima settimana di ottobre – annuncia l’organizzazione – avremo ultimato la consegna di 1.300 tonnellate di aiuti tramite 55 voli aerei, mentre nelle prossime settimane prepareremo e invieremo 50.000 kit per la protezione in casa”.
I primi 9.000 kit che partiranno questa settimana per la Liberia – e che contengono guanti, mascherine, vestiti, sapone, cloro e sacchetti – si aggiungono ai kit per l’igiene familiare che sono già stati distribuiti nel Paese. “L’Unicef – ricorda l’organizzazione – sta anche lavorando con i Governi nei Paesi a rischio e con i Paesi vicini per essere preparati a possibili epidemie di Ebola, mentre sta già trasmettendo informazioni alle comunità, sviluppando piani e predisponendo scorte”. In Liberia, Sierra Leone e Guinea, l’Unicef ha potenziato lo staff con altri 67 operatori. Altri 37 saranno impegnati nelle prossime settimane. – Adnkronos
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