Almeno 80 persone sono scomparse o sono state uccise sommariamente dalla polizia della Repubblica Democratica del Congo nel corso di un’operazione anticrimine nella capitale che si è svolta dal novembre del 2013 al febbraio di quest’anno. Secondo l’organizzazione Human Rights Watch, a Kinshasa i “poliziotti in uniforme, quasi sempre mascherati, hanno portato via i ‘kuluna’ (come vengono chiamati gli appartenenti alle gang criminali) dalle loro case durante la notte. Gli agenti – prosegue l’organizzazione newyorchese – hanno sparato e ucciso e giovani e ragazzi disarmati fuori dalle loro abitazioni, davanti ai mercati aperti dove dormivano o lavoravano e nei campi nelle vicinanze”.
Almeno 51 persone sono state uccise e altre 33 scomparse dopo che il presidente Joseph Kabila ha promesso un freno alla criminalità, lanciando l’Operazione Likofi (che significa “pugno” nella lingua Lingala). Human Rights Watch ha raccolto diverse testimonianze, inclusa quella di un poliziotto. “SE ti rifiutavi di eseguire gli ordini, venivi considerato un ‘kulana’ e quindi ucciso”, ha raccontato l’agente.
Lo scorso mese il governo congolese ha espulso dal Paese il direttore dell’Ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dopo un rapporto dell’Onu che accusava la polizia di aver ucciso sommariamente 9 persone e di averne fatte scomparire altre 32.
“L’Operazione Likofi è stata una brutale campagna poliziesca che ha lasciato una scia di omicidi a sangue freddo nella capitale del Congo”, ha detto Daniel Beleke, direttore per l’Africa di HRW.
Il ministro degli Interni Richard Muyej ha negato che i poliziotti fossero mascherati e ha reso nota una lista di 30 agenti puniti per le loro azioni durante i raid, inclusi cinque per omicidio e altri due per rapimento e detenzione arbitraria. (fonte AFP). – Askanews