Giovani armati appartenenti alla tribù Nuer, la seconda più grande in Sud Sudan, hanno fatto irruzione in una sede della missione di peacekeeping delle Nazioni unite nello Stato di Jonglei, in cerca di civili che vi si erano rifugiati. Lo ha fatto sapere un portavoce dell’Onu, Farhan Haq, aggiungendo che si teme “che ci possano essere delle vittime, ma per il momento non è possibile confermare” quante. La situazione nella capitale Juba, ha aggiunto Haq, sembra relativamente calma, anche se ci sono state notizie non confermate di alcuni studenti universitari che sarebbero stati uccisi ieri dalle forze di sicurezza. Migliaia di persone, ha riferito il portavoce, si sono rifugiate presso le strutture dell’Onu in cerca di protezione. Le ultime violenze in Sud Sudan erano iniziate domenica, quando erano scoppiati scontri tra soldati a Juba. Il presidente Salva Kiir ha accusato il suo ex vice, Riek Machar, e i militari a lui leali di aver tentato di compiere un colpo di Stato.
Un funzionario del partito al governo, Movimento popolare di liberazione del Sudan, ha tuttavia smentito, affermando che le violenze fossero state provocate dai tentativi di soldati dell’etnia Dinka, la stessa di cui fa parte Kiir, di disarmare i militari della tribù Nuer, alla quale appartiene Machar. Intanto l’esercito ha perso il controllo della città di Bor, capitale dello Stato di Jonglei, il più grande e il più densamente popolato del Paese. Secondo le fonti dell’Onu, tra 400 e 500 persone hanno perso la vita nei recenti disordini. – LaPresse/AP