Le ragazze rapite dai miliziani islamisti nigeriani sono scomparse dai radar dell’opinione pubblica internazionale. Il 14 aprile scorso i Boko Haram hanno assaltato l’ostello studentesco di Chibok, nel nord della Nigeria, sequestrando 276 studentesse del liceo. Otto mesi dopo, 57 di loro sono riuscite a fuggire mentre la sorte delle altre 219 è avvolta da un silenzio sempre più inquietante.
In un video diffuso dopo il rapimento, il leader dei Boko Haram, Abubakar Shekau, aveva minacciato di vendere schiave le ragazze o di costringerle a matrimoni forzati. Da allora sulla vicenda è scesa una cappa di indifferenza. Che i militanti della campagna Bringbackourgirls non intendono accettare.
“È incredibile, spiega una donna, che un paese come la Nigeria non sia ancora riuscito a liberare le nostre ragazze rapite otto mesi fa. Continueremo a fare pressioni sul governo perché ce le restituiscano sane e salve”.
Ma le autorità nigeriane sembrano incapaci di fermare l’insurrezione nella Nigerian settentrionale. Il presidente Goodluck Jonathan è aspramente criticato per la passività del suo governo mentre il Boko Haram moltiplica attacchi e attentati e Niger e al Ciad temono di venire trascinati nel gorgo del conflitto. Nell’ottobre scorso le autorità di Abuja, la capitale nigeriana, hanno annunciato un cessate il fuoco e la liberazione delle ragazze. Ma niente di tutto ciò si è rivelato attendibile. Come ribadito da Abubakar Shekau.
“Non abbiamo concluso con nessuno un’intesa per un cessate il fuoco. Noi cerchiamo la battaglia e vogliamo colpire e uccidere con tutte le nostre armi”.
Il rapimento delle studentesse nigeriane aveva suscitato una vasta indignazione internazionale. Ma la campagna di mobilitazione si è drammaticamente indebolita. Mentre i rapimenti si moltiplicano. Solo nell’ultima settimana in un villaggio vicino a Chibok sono state rapite 185 persone. – Askanews