La situazione a Malakal è “in stallo” e la città e “divisa tra soldati governativi e ribelli”: lo ha reso noto il ministro dell’informazione sud sudanese Michael Makuei mentre informazioni giunte alla MISNA da fonti sul campo riferiscono di “una città fantasma” da cui “gli abitanti sono fuggiti e restano solo soldati e ribelli a combattersi tra di loro”.
Da Addis Abeba, dove i colloqui di pace tra il governo di Juba e la ribellione guidata dall’ex vicepresidente Rieck Machar, sono ampiamente superati dagli avvenimenti sul terreno, il ministro dell’Informazione ha aggiunto che “il dialogo non è morto” , nonostante le violazioni aggressive e intollerabili del cessate-il-fuoco”.
Governo e ribelli si accusano a vicenda di aver innescato i combattimenti, in corso da tre giorni nel capoluogo del ricco stato petrolifero di Upper Nile. La popolazione civile ha cercato rifugio presso la vicina base della locale missione Onu (Unmiss), dove sono attualmente stipate oltre 20.000 persone, fuggite con i pochi mezzi a disposizione.
Sul fronte diplomatico intanto, monta la pressione internazionale sulle fazioni in guerra per tornare ai negoziati, già ritardati dalle richieste dei ribelli per il rilascio dei quattro detenuti politici e il ritiro delle truppe ugandesi dal paese.
Gli scontri di questa settimana nella polverosa città-mercato, sulle rive del Nilo Bianco a circa 650 km a nord della capitale Juba , hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei campi e degli impianti petroliferi dell’Upper Nile.
Malakal si trova infatti a circa 140 chilometri da un complesso petrolifero in cui è situato un impianto strategico per il trattamento del greggio. Lo stato di Upper Nile è l’unico a continuare a garantire l’estrazione di greggio dopo che la produzione nella vicina Bentiu è stata sospesa a causa del conflitto. – Misna