Pene severe per i corrotti e una moratoria sulle concessioni sono le richieste chiave emerse dal “dialogo nazionale” su una nuova legge relativa allo sfruttamento del petrolio: lo riferisce il quotidiano di Monrovia The News, aggiungendo che le consultazioni si sono tenute in tutte e 15 le regioni della Liberia tra dicembre e gennaio.
Nella richiesta di pene severe, fino alla condanna a morte, si esprimerebbe il timore che come accaduto in Nigeria e in altri paesi del Sud del mondo la scoperta di giacimenti di idrocarburi non garantisca sviluppo e determini invece corruzione, inquinamento e nuove povertà. L’entrata in vigore di una moratoria, motivata con la necessità di risolvere “questioni chiave” legate alle condizioni di sfruttamento dei pozzi, determinerebbe la sospensione di trattative in corso con la società cinese Tong Tai. Resterebbero invece validi gli accordi per le prospezioni off-shore già avviate dagli inglesi di Africa Petroleum e dagli americani di Chevron e Anadarko.
Contenute in un rapporto presentato questa settimana, le raccomandazioni dovrebbero portare a emendamenti di un disegno di legge tuttora all’esame dei deputati. In Liberia la scoperta di idrocarburi risale a pochi anni fa. Il paese resta uno dei più poveri del mondo anche per le conseguenze del conflitto civile combattuto tra il 1989 e il 2003. – Misna