I donatori internazionali riuniti a Oslo hanno promesso aiuti al Sud Sudan per oltre 600 milioni di dollari (oltre 437 milioni di euro) per impedire una carestia devastante nel Paese, scosso da oltre 5 mesi da violenze interetniche. “Questa cifra rappresenta quasi il doppio dei fondi disponibili per la crisi umanitaria in Sud Sudan”, ha spiegato il ministro degli Esteri norvegese, Boerge Brende, al termine della conferenza. La somma si va ad aggiungere ai 536 milioni di dollari gia’ promessi, ma il totale resta comunque di molto inferiore agli 1,8 miliardi di dollari che secondo le Nazioni Unite servono al Paese. Lunedi’, l’Organizzazione mondiale per la sanita’ (Oms) ha confermato che nove persone sono morte di colera e altre 138 sono state infettate dal virus, aumentando i timori per le difficili condizioni sanitarie e umanitarie in cui versa la popolazione che da mesi deve far fronte agli scontri tra truppe governative e ribelli.
A peggiorare la situazione, sono le forti piogge che cadono sul Paese, rallentando la macchina degli aiuti e favorendo potenzialmente la diffusione della malattia, estremamente contagiosa. Le violenze hanno gia’ causato migliaia di morti e oltre 1,2 milioni di sfollati interni, accampati in precarie condizioni. A questo si aggiunge il rischio di una grave carestia, come denunciato gia’ ad aprile dall’Onu, per il quale si tratta di un “pericolo reale”. Lunedi’, l’Unicef ha lanciato l’allarme, avvertendo che in tutto il Paese, ben 50mila bambini potrebbero morire di malnutrizione e 740mila sotto i 5 anni sono ad alo rischo di insicurezza aimentare. Intanto, la situazione sul terreno resta tesa tra i soldati fedeli al presidente, Salva Kiir, e i ribelli di Riek Machar. Il cessate il fuoco firmato dai due leader ad Addis Abeba all’inizio del mese e’ stato piu’ volte violato, come e’ successo per il precedente accordo concluso nel gennaio scorso. Da Kampala, il capo delle forze armate ugandesi, il generale Katumba Wamala, ha lanciato oggi l’allarme, sostenendo che e’ probabile che gli scontri continuino a meno che non venga dispiegata una forza regionale dell’Africa Orientale che faccia pressioni su entrambe le parti per far rispettare l’intesa. Le forze ugandesi sono gia’ impegnate in Sud Sudan a fianco delle truppe di Kiir, ma per fermare le violenze dovrebbe intervenire una piu’ ampia forza regionale, ha sostenuto il generale, facendo aperto riferimento all’Igad, l’Autorita’ intergovernativa per lo sviluppo. I leader dei Paesi Igad (Uganda, Suda, Etiopia, Kenya, Eritrea, Somalia, Gibuti e Sud Sudan) hanno gia’ richiesto il dispiegamento di uomini per proteggere i supervisori del cessate il fuoco ma nessuna data e’ stata finora fissata. (AGI) .