20/06/13 – Nigeria – La “fabbrica dei bambini”

di AFRICA

La polizia nigeriana ha scoperto una nuova “fabbrica dei bambini”: gli agenti hanno infatti liberato sedici donne tra i 17 e i 37 anni costrette alla gravidanza per mettere i loro figli in vendita, che erano tenute segregate in una casa nella città di Aba, nel sud del paese. Il proprietario dell’appartamento, già coinvolto in un traffico di esseri umani, è stato arrestato. La persona arrestata, ha riferito il portavoce della polizia, era già stata fermata nel 2011 con l’accusa di aver costretto altre 32 ragazze a gravidanze forzate. Per i loro figli erano stati offerti 200 dollari ciascuno.

Anche sei adolescenti in gravidanza. Una serie di “fabbriche di bambini” – destinate ad alimentare il traffico internazionale di bambini, che poi finiscono nel mercato del sesso o nella compravendita di organi, sono state scoperte negli ultimi anni in Nigeria, in particolare nel sud-est del paese. Il mese scorso, sei adolescenti in stato di gravidanza erano state liberate e la polizia aveva arrestato tre persone con l’accusa di pianificare la vendita dei bambini. In precedenza, erano state liberate altre 17 ragazze tra i 14 e i 17 anni, che avevano già partorito 11 bambini. In quel caso, le giovani avevano spiegato di essere state messe incinta da uno stesso uomo, poi arrestato.

Nel Benin il centro nevralgico. Sebbene il Benin abbia intrapreso azioni importanti per la lotta al traffico di minori, il fenomeno rimane preoccupante nel paese, che é anche un centro di snodo per la tratta verso altri Stati. In Benin, la tratta di minori è legata non solo a fattori socioeconomici, ma anche culturali e geografici. In tutta l’Africa occidentale resta molto diffusa la pratica tradizionale del Vidomegon – l’affidamento di bambini poveri a famiglie benestanti, presso cui svolgono lavori che dovrebbero avere un valore d’apprendistato, in un’ottica d’assistenza socio-economica – mentre l’emigrazione verso Nigeria, Togo, Gabon e Congo – paesi con cui il Benin ha legami storici e culturali – era molto diffusa già in epoca coloniale. Sfruttando tali fattori socio-culturali, e soprattutto la povertà di famiglie desiderose di dare un futuro migliore ai figli, si è imposta in Benin una rete criminale che gestisce il traffico di minori sia internamente sia oltreconfine.

I flussi dalle campagne alle grandi città. I flussi di traffico vanno, internamente, dalle zone rurali ai grandi centri urbani come Cotonou, Porto-Novo e Parakou; la tratta internazionale – ha come terminali Nigeria, Togo, Costa d’Avorio, Gabon e Congo. Le vittime sono bambini, e soprattutto bambine, tra 6 e 17 anni, spesso senza istruzione o già impiegati nel lavoro minorile, provenienti da famiglie numerose e molto povere. Secondo dati del 2007, oltre 40.000 bambini sono vittime della tratta di minori in Benin. L’UNICEF Italia sostiene da anni la lotta alla tratta di minori e tramite il progetto Contro il traffico di bambini, nel 2007-2009, ha trasferito all’UNICEF Benin 1.658.347 euro. Grazie ai donatori italiani, tra ottobre 2008-2009 12.946 bambini hanno beneficiato d’interventi di prevenzione e assistenza e 46.486 tra membri di spicco delle comunità locali, leader religiosi, genitori e adolescenti sono stati coinvolti in attività di sostegno e sensibilizzazione. A livello di cooperazione bilaterale contro la tratta, dopo l’accordo tra Benin e Nigeria sono ora in fase d’approvazione gli accordi con Gabon e Congo. – la Repubblica

 

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