“L’Egitto è completamente impegnato a dare sostegno” alla lotta contro lo Stato islamico (ex Isil) e farà “tutto ciò che è necessario” per combatterlo. Lo ha detto il presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sissi, in un’intervista ad Associated Press, la prima a una testata straniera da quando a giugno ha assunto ufficialmente l’incarico di capo di Stato. Parlando in una sala del palazzo presidenziale Ittihadiya, el-Sissi ha sottolineato la grande importanza di impedire agli estremisti stranieri di unirsi ai gruppi militanti in Siria e Iraq. Ma ha anche evidenziato la necessità di una strategia “globale” che affronti i militanti in tutta le regione mediorientale, non solo quelli dell’Isil, e che si occupi di combattere la povertà e di migliorare il livello di educazione nella regione.
Il generale ha quindi ricordato di aver messo in guardia in merito alla minaccia terroristica nell’area mediorientale già un anno fa, ma molti hanno capito di cosa parlava solo quando i combattenti dell’Isil hanno invaso alcune parti dell’Iraq.
Rispetto alla situazione egiziana, il presidente ha quindi sostenuto che il popolo ha compreso il pericolo di un “islam politico”. Se non si fosse agito contro il governo di Mohammed Morsi, ha aggiunto, il Paese arabo più popoloso si sarebbe trovato di fronte alla “guerra civile” e al bagno di sangue che ora colpiscono Iraq e Siria. Nel luglio 2013, el-Sissi, allora capo dell’esercito, rovesciò il presidente eletto Mohammed Morsi, dei Fratelli musulmani, e lanciò un giro di vite contro il gruppo. Da allora oltre mille persone hanno perso la vita nel Paese in seguito alla repressione e oltre 20mila sono state imprigionate, tra cui i principali leader del movimento.
I Fratelli musulmani, ha sottolineato il presidente, “hanno avuto la possibilità di governare l’Egitto” ma gli egiziani si sono rivoltati contro di loro. Un riferimento alle manifestazioni di massa che hanno portato alla caduta di Morsi. A giustificare la repressione che seguì alla caduta del governo, el-Sissi ha affermato che il gruppo politico islamico ha per sua volontà “scelto il confronto”. “Verso tutti coloro che non usano la violenza – ha quindi concluso – l’Egitto è molto indulgente. L’occasione per la partecipazione sta in questo”. – La Presse