“È una polveriera e va peggiorando di giorno in giorno” la situazione nella Repubblica Centroafricana da quando il paese è caduto nelle mani dei ribelli, il 24 marzo scorso. A denunciarlo è l’arcivescovo della capitale Bangui, Mons. Dieudonné Nzapalainga, che lunedì 21 ottobre sarà a Ginevra per riferire al Consiglio per i diritti umani dell’Onu sullo stato della crisi umanitaria nei confini centroafricani e chiedere un ruolo più ampio della missione di peacekeeping dell’Unione Africana nella risoluzione della crisi.
Secondo l’arcivescovo “non si conta il numero di abusi” sulla popolazione: da quando i miliziani Seleka sono al potere, le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno. “Persone uccise, case bruciate e donne violentate dai ribelli”.E poi estorsioni, torture, saccheggi.
Fuori della capitale – ha detto il prelato a Caritas Internationalis – la mancanza di sicurezza rende estremamente difficili i soccorsi. A Bossangoa, a nord di Bangui, oltre 2000 case sono state bruciate e 37.000 profughi cercano rifugio nella missione cattolica.
I numeri della ribellione sono impressionanti: dal colpo di stato di marzo ad oggi i 3500 miliziani sono diventati 25000. Ci sono anche bambini, tra gli arruolati nelle bande armate. Tra la popolazione aumentano le armi leggere, e per resistere ai ribelli ci si organizza in milizie di autodifesa con armi fatte in casa.
Intanto, nelle scorse settimane i leader religiosi cattolici, protestanti e musulmani del Centro Africa si sono uniti per contrastare le violenze: d’accordo con l’Imam di Bangui si viaggia per il paese invitando pastori, imam e sacerdoti a diffondere parole di pace tra la popolazione locale.
Ed un messaggio di pace intende portare lunedì l’arcivescovo di Bangui a Ginevra, nel corso di un’udienza organizzata d’accordo con Caritas Internationalis e con la Missione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Mons. Nzapalainga punta innanzitutto ad ottenere dalla comunità internazionale che la missione panafricana Misca “sia dispiegata su tutto il territorio nazionale e che il suo mandato venga ampliato nell’ambito delle Nazioni Unite”.
Il prelato chiede inoltre soccorsi umanitari e tutela della popolazione, una commissione elettorale indipendente per l’organizzazione di elezioni credibili e l’apertura di un’inchiesta della Corte penale internazionale sulla violazione dei diritti umani nel Paese. – La Stampa