Si apre oggi dinanzi la corte militare di Goma (Nord Kivu) il processo a carico di 41 soldati congolesi accusati di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui stupri di massa, commesse nel novembre 2012 nella località orientale di Minova. Dopo mesi di pressioni della comunità internazionale, di inchieste e interrogatori di più di 200 vittime e testimoni, sono pochi i militari di alto grado che si presentano alla giustizia; molti di loro hanno declinato le loro responsabilità e non sono stati coinvolti nell’iter giudiziario.
Lo scorso aprile, mentre la locale missione Onu (Monusco) minacciava di interrompere i suoi aiuti all’unità delle forze armate regolari (Fardc) coinvolta nelle violenze e violazioni, il governo congolese aveva annunciato la sospensione – ma non il rinvio a giudizio – di tutti quei comandanti ‘sospettati’, ma mesi dopo non è chiaro se la sanzione è ancora in vigore.
In base ai dati dell’Ufficio Onu per i diritti umani, tra il 20 e il 30 novembre 2012, almeno 97 donne sono state stuprate, tra cui tre minorenni dai sei a 17 anni, dai soldati in fuga dal capoluogo di Goma appena conquistato dai ribelli del Movimento del 23 marzo (M23). Altre fonti Onu hanno invece riferito di 135 casi di violenza sessuale. Lungo la strada i militari hanno saccheggiato, ucciso, maltrattato e stuprato civili. Nel contempo a Goma erano i ribelli a macchiarsi degli stessi crimini ai danni di almeno 59 donne.
A lungo le autorità militari, civili e giudiziarie hanno taciuto sui fatti di Minova. Lo scorso gennaio Kinshasa ha fatto aprire un’inchiesta in seguito alla quale alcuni ufficiali sono stati sospesi e nove soldati sono stati arrestati, ma solo due con l’accusa di stupro. Per la Monusco e i paesi occidentali si tratta di provvedimenti “insufficienti”. Nel giorno dell’apertura dell’atteso processo vittime e militanti dei diritti umani aspettano con impazienza i capi d’imputazione che verranno formalizzati, deplorando l’assenza tra gli imputati dei militari di grado più elevato. Temono che anni di impunità continuino a protrarsi anche nell’ambito del processo sui fatti di Minova. A pronunciarsi è una corte militare di Goma: il suo verdetto sarà senza alcuna possibilità di appello per le vittime, nonostante sia un diritto iscritto nella Costituzione. Creata il mese scorso la Corte costituzionale, l’unica in grado di far osservare la legge fondamentale, non è ancora operativa. – Misna