L’Onu ha denunciato un nuovo massacro etnico dei ribelli in Sud Sudan: la strage di diverse “centinaia” di civili durante la conquista di Bentiu, citta’ strategica e capoluogo dello stato settentrionale di Unity, dove si trovano i piu’ grandi e importanti giacimenti petroliferi del Paese. Secondo le Nazioni Unite, nelle sole violenze avvenute nella moschea Kali-Ballee sono state uccise piu’ di 200 persone e ferite 400; decine di altre persone sono state uccise anche in un ospedale, in una chiesa e persino in un compound vuoto del Pam, il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu. I ribelli fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar combattono l’esercito leale al presidente Salva Kiir; e le violenze hanno esacerbato gli scontri tra i Dinka e i Nuer, le diverse etnie a cui appartengono i due. Nell’ospedale di Bentiu, uomini, donne e bambini Nuer sono stati massacrati per essersi nascosti e non essersi uniti ai Nuer quando i ribelli sono entrati nella citta’. Se cio’ non bastasse, secondo l’Unicef entrambe le parti in conflitto stanno reclutando e addestrando bambini per trasformarli in soldati. “I ribelli hanno preso d’assalto diversi luoghi dove avevano trovato rifugio centinaia di civili tra sud sudanesi e stranieri e hanno ucciso centinaia di persone dopo averne accertato l’etnia e la nazionalita’”, si legge in un comunicato. I ribelli inoltre hanno dichiarato alla radio locale che alcuni gruppi etnici non dovrebbero stare a Bentiu, e hanno chiesto agli uomini di violentare le donne di altre comunita’, aggiunge la nota. I ‘caschi blu’ sono riusciti a trarre in salvo circa 500 persone, bloccate in un ospedale, e ne hanno scortate diverse altre centinaia fino a una base Onu, dove attualmente hanno trovato rifugio circa 12mila civili. (AGI) .