La Open Mosque nasce con l’intento di non fare distinzioni di alcun tipo tra i fedeli musulmani. Ma l’idea di Taj Hargey è contrastata duramente dai tradizionalisti
21 settembre 2014Una moschea aperta a tutti i fedeli musulmani, senza differenze di genere, etnia o preferenze sessuali, dunque anche a donne e omosessuali. Questo luogo di culto unico nel suo genere si chiama Open Mosque, moschea aperta, si trova a Città del Capo, in Sudafrica, e nasce dall’idea del teologo Taj Hargey, direttore del centro di istruzione musulmana di Oxford: per lui si tratta di una “rivoluzione religiosa” sulla scia di quella politica di Nelson Mandela. “Avevamo bisogno di una moschea aperta: è l’unica nel Paese ad avere questa insegna e tutti sono benvenuti”.
La sua iniziativa però non piace a tutti: un gruppo di musulmani tradizionalisti il giorno dell’apertura ha protestato davanti alla Open Mosque. “Non siamo e non saremo mai d’accordo, deve darci delle risposte”, dice un manifestante”. Il signor Hargey è diventato un obiettivo, deve scusarsi con la comunità musulmana.
Minacce e boicottaggi – Taj ha ricevuto minacce fisiche e psicologiche da quando ha annunciato il suo progetto, ma non si tira indietro. Questa non è la sua prima battaglia religiosa: in Gran Bretagna ha lanciato una campagna per bandire il burqa. “Siamo per l’uguaglianza di genere e non settari: chi non gradisce può restare nella sua moschea tradizionale e saremo tutti contenti”. A dare forza alla sua iniziativa c’è il sostegno di parte della comunità. “Solo Dio può giudicare, non le persone”. “I manifestanti impediscono alla gente di venire, questo è anti-democratico, contro la libertà dei cittadini e religiosa garantita dalla Costituzione”. In Sudafrica i musulmani sono una minoranza di 737mila persone, l’1,5% della popolazione, soprattutto di origine indiana. Rainews