I residenti della comunità Dinka Ngok ad Abyei hanno annunciato che organizzeranno da soli il referendum sullo status della regione contesa da Nord e Sudan Sudan, nonostante lo svolgersi della consultazione possa destabilizzare i già fragili equilibri nell’area.
Originariamente previsto nel 2011 – in base agli accordi di pace del 2005 (Cpa), che segnarono la fine del conflitto tra Nord e Sud Sudan – il referendum è stato rinviato a causa del contenzioso sull’estensione dell’ammissibilità al voto, oltre che ai Dinka ngok sostenuti da Juba, anche ai pastori nomadi Misseriya, fedeli al governo di Khartoum. In passato, l’Unione Africana aveva proposto il mese di ottobre 2013 come data possibile per la consultazione.
“Siamo giunti alla conclusione che l’unico modo per avere il nostro referendum è di organizzarcelo da soli” ha detto Acuil Akol, del comitato organizzatore per la consultazione, secondo cui sono già più di 100.000 i cittadini di etnia di Dinka rientrati nella zona per poter esprimere il proprio voto.
Finanziata esclusivamente con donazioni volontarie, la consultazione dovrebbe svolgersi a partire dal 27 ottobre per un periodo di tre giorni. Gli organizzatori hanno cominciato a registrare i votanti da ieri e a coloro che esibiranno il certificato sarà consentito votare in 29 seggi.
Anche se entrambi i governi di Juba e Khartoum hanno fatto sapere che un voto unilaterale non avrebbe alcun peso politico e non sarebbe riconosciuto, è prevedibile che l’esito propizio – perlopiù scontato – per l’annessione al Sud Sudan, provocherebbe una recrudescenza nelle tensioni con i pastori Misseriya, esclusi dal voto e favorevoli all’unione con il Nord Sudan.
È in questo clima di rinnovate tensioni che si svolge domani la visita del presidente sudanese Omar Hassan al Sbahir a Juba. Nelle questioni con il suo omologo Salva Kiir, Abyei sarà in cima all’agenda – convengono gli osservatori, per cui l’incontro di domani potrebbe essere l’ultima possibilità di smorzare un miccia già accesa. – Misna
