“La situazione è disperata. Ormai la gente non ha più alcuna fiducia nelle autorità congolesi, politiche e militari, e ha perso ogni speranza per il presente e il futuro. Vogliamo risposte chiare sul perché di questa ondata di violenza ai danni dei civili. Non ci stancheremmo di esercitare pressioni su chi deve proteggere la popolazione”: lo dice alla MISNA padre Laurent Sondirya Kahindo, segretario cancelliere della diocesi di Butembo-Beni. Nella città della provincia del Nord Kivu (est) in meno di un mese un’ottantina di persone sono state uccise in diversi attacchi attribuiti ai ribelli ugandesi delle Forze democratiche alleate (Adf-Nalu).
“Una recrudescenza di barbarie inspiegabile visto che da mesi le autorità locali e provinciali ci assicurano che la lotta contro le Adf-Nalu sta dando ottimi risultati e che i ribelli ugandesi sono stati quasi del tutto neutralizzati (l’operazione ‘Sokola’, pulire in lingua locale, è in corso dallo scorso gennaio, attuata dall’esercito congolese con il sostegno dei caschi blu, ndr). Purtroppo i fatti degli ultimi giorni sono di segno totalmente opposto” prosegue con tono scettico la stessa fonte religiosa locale. A suscitare molti interrogativi e a scoraggiare ulteriormente gli abitanti di Beni, il fatto che uno degli ultimi villaggi attaccati dagli insorti ugandesi “dove donne e bambini sono stati massacrati, si trova a due passi da un campo militare della missione Onu (Monusco)”.
Alla MISNA padre Kahindo riferisce anche dei “rinnovati timori di nuove possibili violenze ai danni di civili indifesi” dopo che quasi 400 prigionieri sono evasi dal carcere di Butembo lo scorso fine settimana, in seguito ad un attacco attribuito a “non meglio identificati uomini armati”.
In segno di solidarietà ma anche di protesta per le violenze patite dai civili di quella zona, uno sciopero generale è stato osservato ieri a Beni e nelle principali località del Nord Kivu – tra cui il capoluogo regionale Goma (350 km a nord), ma anche Butembo e Lubero – trasformate in ‘villes mortes’ sotto una pioggia battente. La crescente insicurezza alimentata dalle Adf-Nalu ha già spinto alla fuga centinaia di sfollati verso il distretto dell’Ituri, nella vicina provincia Orientale. Alla popolazione di Beni, in attesa di un “rafforzamento delle operazioni militari” contro i ribelli ugandesi, il ministro dell’Interno Richard Muyej, in visita sul posto, ha assicurato che il governo e le forze regolari (Fardc) “dispongono delle risposte appropriate”. Muyej e il governatore del Nord Kivu Julien Paluku Kahongya hanno invitato “le forze di sicurezza, le popolazioni e la classe politica a lavorare insieme per annientare le forze negative che destabilizzano la regione”.
Nel frattempo a mobilitarsi contro gli ribelli ugandesi – opposti al presidente Yoweri Museveni e presenti nel territorio di Beni dal 1995 – sono gli stessi giovani di Beni, che da sabato scorso sono impegnati in pattuglie notturne per proteggere la popolazione. “E’ una risposta emblematica della sfiducia totale nei confronti di chi dovrebbe garantire la nostra incolumità, cioè lo Stato e l’esercito – conclude padre Kahindo – Il sindaco ha già vietato queste pattuglie temendo vendette incrociate e giustizia sommaria, che non rappresentano la giusta risposta in una situazione già così difficile”. – Misna