21/11/13 – Ciad – Primo ministro rassegna le dimissioni

di AFRICA

 

Anticipando una mozione di censura presentata dal suo stesso partito, il primo ministro Joseph Djimrangar Dadnadji ha rassegnato le dimissioni al capo dello Stato Idriss Deby Itno. In una nota scritta dall’ex capo dell’esecutivo e letta alla televisione nazionale, Dadnadji ha spiegato la sua decisione come la conseguenza delle “difficili relazioni con la maggioranza, scaturite in una mozione di censura, che rendono impossibile il proseguimento della mia missione di governo” e ha parlato di “crisi aperta”.

In realtà fonti di stampa ciadiana hanno riferito che la decisione del primo ministro è stata comunicata dopo un suo colloquio col presidente della Repubblica. Deby lo avrebbe quindi spinto verso la porta di uscita per evitare che domani in parlamento, giorno previsto del voto sulla mozione, venissero alla luce le profondi divisioni del suo Movimento per la salvezza patriottica (Mps, al potere).

In effetti la mozione è stata presentata da un terzo dei rappresentanti dell’Mps all’Assemblea nazionale, mettendo un discussione la figura stessa di Dadnadji e l’operato del suo governo da quando è stato nominato, lo scorso 21 gennaio. Il Journal du Tchad ha precisato che la procedura contro il primo ministro è stata avviata da 74 deputati. Ieri questi avrebbero dato due opzioni al contestato capo di governo: rassegnare le dimissioni o farsi criticare pubblicamente. Prima di incontrare Deby, l’ormai ex primo ministro si diceva determinato a “dare una lezione ai deputati contestatari”, ma poi è stato costretto a fare marcia indietro.

La mozione criticava Dadnadji per l’instabilità cronica del governo – cinque rimpasti in dieci mesi – la mancata risoluzione del problema del carovita e la crisi della scuola, fonti di malcontento sociale, ma anche per gli arresti di alcuni deputati senza alcun rispetto per la loro immunità. Negli ultimi giorni è venuto fuori un’altra fonte di tensione politica: il primo ministro ha suggerito la sostituzione del nuovo presidente della Commissione elettorale, Jean-Pierre Madjirangue Madjibaye, nominato lo scorso 9 novembre dal capo dello Stato, per la sua “dubbiosa moralità”. Una richiesta contestata dal Comitato nazionale di dialogo politico (Cndp), organismo di concertazione tra maggioranza e opposizione.

Nell’instabile Ciad, il clima politico si è fatto più teso dal presunto mancato colpo di stato ai danni di Deby, lo scorso primo maggio, concluso con tre vittime. Da allora decine di deputati, giornalisti, militari e attivisti sono finiti in manette. Per difensori dei diritti umani ed esponenti della società civile, i fatti del 1° maggio potrebbero essere utilizzati dalle autorità come pretesto per procedere ad arresti arbitrari e per rafforzare il dispositivo di sicurezza a scapito del rispetto dei diritti umani. – Misna

 

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