A soli tre giorni dalle elezioni legislative, il capoluogo settentrionale di Gao è stato nuovamente bersagliato da razzi caduti all’alba alle porte della più popolosa località della regione dell’Azawad, ma senza fare vittime. L’ennesimo fatto violento evidenzia che nel nord la sicurezza non è ancora del tutto ristabilita nonostante la crisi armata durata 18 mesi si sia conclusa, sulla carte, la scorsa estate. Dopo i colpi d’arma pesante, che avrebbero raggiunto la periferia di Gao e il fiume Niger, senza causare danni gravi, le forze aeree francesi dell’operazione Serval hanno sorvolato la città per “garantirne la sicurezza” e “localizzare alcuni jihadisti”. Dopo mesi di sostanziale calma, dallo scorso 28 settembre sono ripresi attacchi, attentati e rapimenti da parte dei gruppi armati islamisti attivi nel nord del Mali dall’inizio del 2012. Il 2 novembre due giornalisti francesi sono stati rapiti e assassinati nell’altro capoluogo settentrionale di Kidal da presunti esponenti di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi).
Da Bamako fonti locali della MISNA riferiscono invece della “totale indifferenza” dei maliani in vista dell’appuntamento con le urne del prossimo fine settimana. “Praticamente non c’è stata alcuna campagna elettorale. Ricordano il voto di domenica solo i manifesti dei candidati affissi per le strade e i programmi alla radiotelevisione pubblica che danno la parola agli aspiranti deputati” dice alla MISNA il curato della cattedrale, padre Timothé Diallo, secondo il quale la più grande incognita sarà il tasso di partecipazione degli aventi diritto. “Oggi i maliani sono preoccupati per il perdurare dell’insicurezza al nord e soprattutto per il comportamento ambiguo del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla, ribellione tuareg)” prosegue l’interlocutore, sottolineando che “la crisi del Nord non è affatto terminata (…) perché ci sono troppi interessi in ballo e poca fiducia nella controparte (l’Mnla, ndr) nel dialogo in corso”.
Per il partito al potere, il Raggruppamento per il Mali (Rpm) del presidente Ibrahim Boubacar Keita – eletto lo scorso 11 agosto – l’obiettivo è quello di ottenere una “maggioranza solida” all’Assemblea nazionale nella quale ci sono 147 seggi da assegnare. Uno scenario che appare poco probabile in quanto il mondo politico – così come la popolazione – è molto frammentato dopo il colpo di stato militare del marzo 2012. L’Rpm dovrà molto probabilmente stringere alleanze per ottenere la maggioranza, in particolare con l’Alleanza per la democrazia in Mali (Adema), uno dei partiti storici e più radicati sul territorio nazionale. Ma alle ultime presidenziali l’Adema si è divisa tra sostenitori di Keita e quelli del suo rivale, giunto secondo, Soumaila Cissé. Originario di Timbuctù (nord) e capo dell’Unione per la Repubblica e la democrazia (Urd), Cissé punta a diventare il capo dell’opposizione parlamentare. Il voto di domenica, che dovrebbe consentire di archiviare la transizione politica, sarà monitorato da centinaia di osservatori nazionali, africani ed internazionali. L’eventuale secondo turno è in agenda per il 15 dicembre. – Misna