Accanto alle centinaia di tunisini che hanno scelto la via dell’illegalità e cercano di emigrare clandestinamente, spesso a rischio della vita, ce ne sono altrettanti che, invece, vogliono fare tutto nel rispetto delle leggi e delle regole. Ma i pericoli esistono anche per loro, e non sono legati soltanto alla (concreta) possibilità di rimetterci un piccolo capitale, quanto di cadere ad esempio nelle mani di spregiudicati reclutatori di ragazze che finiranno, inconsapevolmente, nelle reti internazionali della prostituzione. E’ ormai un problema serio e forse anche molto grave, quest’ultimo, perchè secondo il Ministero della Formazione professionale e dell’Impiego, in alcuni centri di emigrazione, nati senza alcuna autorizzazione e spesso proliferati nell’indifferenza di chi dovrebbe controllarli, si nascondono gli emissari di organizzazioni internazionali per la prostituzione. Facendo leva sulla disperazione che spesso muove le giovani tunisine (spesso tagliate fuori dal mercato del lavoro) fanno loro balenare la possibilità di un lucroso contratto all’estero (in aziende, in alberghi o come domestiche), portandole quindi fuori confine per poi farle entrare, loro malgrado, nell’industria del sesso. Quando mi è stata prospettata la possibilità di un contratto come contabile in uno dei Paesi del Golfo, confida all’Ansa Amina (un diploma da ragioniera e vicina alla laurea in Amministrazione), prima sono stata felice, ma poi ho cominciato a capire che era tutto troppo semplice e troppo bello: stipendio alto, casa pagata e possibilità di carriera. Ho capito cosa c’era dietro e per fortuna sono riuscita a sfuggire alla trappola. Di casi di ragazze partite ufficialmente per un lavoro all’estero e di cui si sono perse le tracce se ne parlava da tempo, ma solo ora il Ministero della Formazione professionale lancia una specifica denuncia. Ma la disperazione dei giovani tunisini può essere una fonte di guadagno anche per chi – gli avvocati stranieri – garantiscono un visto d’ingresso nei Paesi ricchi dell’Occidente. Le pagine dei quotidiani, così come i siti, ospitano annunci di questi avvocati che, in un meccanismo ormai perfettamente collaudato, organizzano delle vere e proprie sedute di reclutamento per chi ambisce a partire legalmente, soprattutto per Paesi francofoni (come la Provincia canadese del Quebec). Ma i costi? Appunto, i costi sono elevati, almeno per i parametri tunisini – qualche migliaio di dollari -, comunque insostenibli per i giovani in cerca di lavoro. ”Mi hanno chiesto tremila dollari, con la garanzia di ottenere il permesso di soggiorno. Ma se avessi quella somma – dice Mohammed, ad un paio d’esami dalla laurea in Letteratura – non avrei bisogno di partire. Ho quasi trent’anni e non posso certo andare da mio padre a chiedergli un prestito”. * Diego Minuti – (ANSAmed).