A meno di un mese dalle elezioni legislative che ne hanno ridisegnato il panorama politico la Tunisia è chiamata di nuovo alle urne domenica prossima per scegliere a suffragio universale il primo Presidente della Repubblica del dopo Ben Ali, che resterà in carica 5 anni.
Ventisette i candidati ufficialmente in corsa per il Palazzo di Cartagine, dei quali 5 hanno già annunciato il loro ritiro, ma pochissimi quelli con qualche possibilità di farcela. Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati caratterizzati da battute ad effetto, slogan, comizi nelle varie città con i candidati a contendersi piazze e salotti tv. La passione dei cittadini per l’elezione del Presidente della Repubblica sembra essere maggiore rispetto a quella per le elezioni legislative e ciò si può spiegare sia per la particolarità del momento storico ma soprattutto per l’affezione dei cittadini verso la figura del capo dello Stato, che sebbene depotenziata rispetto al passato, in questa nuova versione della Costituzione che fa della Tunisia una Repubblica semi-presidenziale, tuttavia conserva il suo fascino dovuto all’immagine di “guida del paese” propria di questa carica dello Stato.
L’importanza dell’elezione di domenica va letta in funzione del quadro politico risultante dall’ultima tornata elettorale che ha consegnato al Paese un Parlamento caratterizzato da un sostanziale bipolarismo con i due partiti maggiori, il laico-secolare Nidaa Tounes (86 seggi su un totale di 217) e l’islamico Ennhadha (69 seggi) costretti a cercare alleanze per poter governare, e il fatto che sarà proprio il futuro Presidente della Repubblica ad affidare formalmente l’incarico di formare il governo al premier espresso dal partito di maggioranza. Per questo motivo tutti i partiti hanno posticipato l’annuncio delle loro eventuali alleanze a dopo l’elezione del presidente.
Favorito indiscusso rimane il leader di Nidaa Tounes, Beji Caid Essebsi, al quale non vengono tuttavia risparmiate critiche come il fatto di essere troppo anziano (88 anni tra pochi giorni), fattore sul quale, tra l’altro, l’interessato ironizza frequentemente, e la sua passata appartenenza al vecchio apparato. Suoi avversari nella corsa alla più alta carica dello Stato, l’attuale Presidente della Repubblica Moncef Marzouki, considerato in calo da quasi tutti gli osservatori politici ed attaccato in questi giorni per il sospetto di aver usato soldi pubblici per la sua campagna elettorale, e qualche outsider come l’uomo d’affari Slim Rihahi dell’Upl (Unione patriottica libera) affermatosi come il terzo partito del Paese alle ultime elezioni, il giudice Khaltoum Kannou, unico candidato donna, o ancora il leader della sinistra Hamma Hammami o l’imprenditore Mohamed Frika. Essebsi risulta favorito soprattutto dopo la decisione del partito islamico Ennhadha di non appoggiare nessun candidato alle presidenziali. Il secondo partito del Paese infatti non ha presentato nessun suo candidato preferendo sceglierne uno “consensuale” tra quelli in lizza, ma alla fine non essendo riuscito a trovare un accordo sul nome del candidato ha deciso di lasciare liberi i suoi elettori.
Rimane il dubbio se la Tunisia sarà in grado di eleggere o meno il proprio Presidente al primo turno. Se nessun candidato infatti dovesse raggiungere la metà delle preferenze degli elettori più uno, allora si andrà al secondo turno probabilmente il 28 dicembre: un’opzione che i candidati con minori possibilità di vincita auspicano fortemente.* Paolo Paluzzi – (ANSAmed).