“E’ importante che i nostri fratelli dei paesi dell’Unione Africana continuino ad inviare truppe. Incoraggiamo anche le nazioni dell’Unione Europea a sostenere la missione della Francia. I soldati attualmente dispiegati non sono abbastanza numerosi per ristabilire l’ordine e la sicurezza”: è l’appello lanciato ai partner africani ed occidentali dalla neo presidente di transizione Catherine Samba-Panza a poche ore dalla sua investitura e dalla nomina di un nuovo governo. Inoltre l’ex sindaco di Bangui si è nuovamente rivolta ai due principali gruppi rivali, gli ex ribelli della coalizione Seleka e i miliziani dei gruppi di autodifesa Anti-Balaka, ribadendo la sua volontà di aprire con loro un dialogo.
Per la Samba-Panza le violenze degli ultimi mesi tra musulmani e cristiani hanno “come radice la povertà”. Tornando sulle vicissitudini del paese a partire dal colpo di stato dello scorso marzo, la presidente di transizione ha spiegato che “quando una parte della popolazione non vede alcun progresso, non gode delle stesse opportunità di accesso alle risorse economiche rispetto ad un altro gruppo, questo crea frustrazioni e porta ad un ripiego sulla propria identità che poi si trasforma in esplosione”. Tutti sentimenti e azioni che, denuncia la Samba-Panza, “sono stati manipolati, in particolare gli aspetti relativi all’appartenenza religiosa”.
Un primo passo concreto per aprire un processo di riconciliazione nazionale è stato compiuto a Roma, dove esponenti governativi, religiosi e della società civile centrafricana si sono seduti attorno allo stesso tavolo, con il coinvolgimento della comunità di Sant’Egidio. Una mediazione che continuerà a data da stabilirsi a Bangui con una visita “in tempi brevi” dei rappresentanti della comunità per incontrare la presidente Samba-Panza e stabilire le modalità di apertura di un eventuale dialogo.
Nonostante il clima di distensione e speranza suscitato dall’elezione del nuovo capo della transizione, da Bangui continuano ad arrivare notizie di vittime. Fonti di sicurezza francese hanno riferito del rinvenimento di una fossa comune al Pk12, quartiere settentrionale, contenente una dozzina di corpi. Anche la Croce Rossa centrafricana ha confermato, ma senza fornire alcun cilnacio, che “quasi ogni giorno corpi delle vittime degli scontri intercomunitari vengono prelevati” sia al centro della capitale che nelle sue periferie. Lo scorso fine settimana una cinquantina di corpi è stata ritrovata nel nord-ovest del paese, teatro delle ultime violenze su vasta scala. Se da 48 ore le armi non si fanno più sentire a Bangui e nelle principali località interne, disordini sono stati segnalati al confine col Camerun. Le forze armate camerunensi hanno ucciso tre ex ribelli Seleka e un miliziano Anti-Balaka nella città di Garoua-Boulai, in risposta a razzi che hanno raggiunto il territorio nazionale. Fonti di sicurezza a Yaoundé hanno segnalato “intensi scontri in corso” nelle località di confine tra i due gruppi rivali.
Sempre dal vicino Camerun, la stampa locale ha confermato che l’ex presidente François Bozizé “si trova nel quartiere del Golfo, a Yaoundé, dallo scorso 15 gennaio”. Alcuni media e osservatori sospettano l’ex capo di stato centrafricano di “manovre oscure a partire dal suo ripiego strategico camerunense (…) per avvicinarsi al teatro delle operazioni”. In Camerun negli ultimi mesi si sono rifugiati migliaia di civili centrafricani ma anche sostenitori di Bozizé ed ex soldati regolari. – Misna