22/01/14 – Egitto – Turismo: la lenta agonia di Luxor e della Valle del Nilo

di AFRICA

 

“Ti prego, ho fame. Comprami qualsiasi cosa. Fai tu il prezzo”. Fa male quanto un pugno piazzato all’altezza dello stomaco sentirsi supplicare per strada. Commercianti, tassisti, vetturini alla guida degli storici calessi con cui ci si muove sullo splendido Lungonilo di Luxor, o in direzione dei siti archeologici, o timonieri di feluca (tradizionale imbarcazione a vela latina). L’intera industria turistica dell’Alto Egitto è in ginocchio e a ogni angolo di strada c’è qualcuno per ricordarlo. Per le vie di Luxor, i turisti occidentali si contano sulle dita di una mano.

Eppure qui i disordini e i morti provocati dagli scontri fra le due anime dell’Egitto – pro e contro Morsi – sono realmente lontani.

“Qui a Luxor – racconta Boutros, un commerciante copto – siamo scesi in piazza in due storici momenti: il 25 gennaio 2011 e a luglio 2013”. Per la cacciata dei due presidenti, Mubarak e Morsi, gli abitanti di Luxor hanno scelto di manifestare come in ogni angolo del Paese. “La politica, pero’, non ci interessa.

Vogliamo soltanto lavorare”, si inserisce Gamal, spuntando dal vicino negozio di spezie da cui giungono non soltanto il profumo di cardamomo e cannella, ma anche il suono di una vecchia radio che trasmette versetti del Corano.

Al mercato, come nei grandi alberghi, quasi tutto viene venduto a metà prezzo o in saldo. Anche in alcuni hotel di lusso, le Spa offrono i loro servizi al 50%. L’Art Museum, un bazar di 3 piani dove si vendono papiri, prodotti di artigianato locale e spezie che ai tempi d’oro era aperto tutti i giorni dalle 9h alle 22h, non entra un solo cliente. Cosi’ i commercianti hanno deciso di aprire unicamente una volta alla settimana. “Solo se ci chiama qualche hotel o qualche agente di viaggio, apriamo”, racconta il responsabile. Tutti i prodotti vengono venduti a meta’ prezzo. Alcuni anche al di sotto.

L’annus horribilis – concordano in molti – è stato il 2012, sotto il governo dei Fratelli musulmani. Affermare che la poltrona occupata dal nuovo governatore di Luxor, Tarek Saad El Din (insediatosi lo scorso mese di agosto) sia molto scomoda è a dir poco un eufemismo. Quattro cambi al vertice dal 2011. E una marea di problemi ancora tutti li’ sul tappeto. “Il 70% della gente qui a Luxor lavora nel settore turistico e il mio primo obiettivo è fare tornare i visitatori stranieri e egiziani in questa regione”, dice El Din ad ANSAmed.

Ed è cosi’ che ha iniziato il suo lungo pellegrinaggio. Dapprima incontrando gli ambasciatori di Francia, Italia, Gran Bretagna, Russia e Giappone in Egitto, chiedendo loro di venire a verificare la situazione sul terreno. A Luxor, ricorda El Din, “non è mai successo nulla. Nessuna violenza”. Eppure i numeri sono impietosi. “Ad agosto il tasso di presenze era dell’1%. In questi giorni il tasso è salito al 28%”. Un bell’impulso, prosegue il governatore, “lo ha dato la visita di Lady Ashton”, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza.

Per tamponare l’emergenza e, letteralmente, per sfamare gli operatori turistici di Luxor, “il governo del Cairo ha stanziato 3 milioni di lire per le guide e 2,5 milioni per nutrire i vetturini (e i loro cavalli) e tutti quelli che lavorano con le feluche per un intero anno”, ricorda El Din. In attesa che la discesa agli inferi del turismo della valle del Nilo si arresti, bisogna pero’ puntare anche su altro. “Qui – afferma il governatore – non esistono fabbriche. Con il ministro dell’Industria, si è invece deciso di avviare due progetti di sviluppo dell’industria agroalimentare nelle zone di Bogdadi e Esna. Il tutto, rispettando l’ambiente”. Altro suo pallino, è quello di sviluppare energie pulite. In particolare il solare.

“Per ora abbiamo installato pannelli su tre diversi edifici pubblici della città”. Prima di assumere l’incarico di governatore, El Din e’ stato direttore esecutivo dell’Autorita’ per lo Sviluppo turistico egiziano. “In pancia – sottolinea – l’agenzia ha 1,74 milioni di dollari di investimenti, per il 72% in mano a imprenditori locali. Abbiamo fiducia soprattutto negli investitori egiziani”. * Cristiana Missori – (ANSAmed).

 

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.