La famiglia del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi farà ricorso al Tribunale penale internazionale perché apra un inchiesta sul “rapimento” del padre da parte dei militari “golpisti”. Lo ha detto uno dei cinque figli di Morsi, Osama, in una conferenza stampa.
“Sono l’avvocato del presidente dal 2006 e non ho avuto modo di contrattarlo”, ha detto ancora Osama Morsi, dicendosi convinto che nemmeno il procuratore generale sappia dove sia il deposto presidente egiziano. “Nessuno membro della nostra famiglia ha potuto avere contatti con lui dal pomeriggio del 3 luglio, giorno del golpe”, ha aggiunto. Osama ha poi sottolineato che “la famiglia del presidente non deve supplicare o mendicare la sua liberazione”. “Deve essere liberato perché è detenuto in violazione di tutte le leggi”, ha affermato. A parlare anche l’unica figlia di Morsi, Shaymaa, 32 anni: la resposabilità “totale” della sorte del padre è da attribuire ai militari “golpisti”. Col capo e le spalle avvolti dal velo islamico, la giovane ha ribadito che si tratta di “un vero e proprio rapimento, una violazione dei più semplici principi dei diritti umani”.
L’Unione europea, da parte sua, condanna il ruolo delle forze armate in Egitto e chiede la liberazione “di tutti i detenuti politici, incluso Mohamed Morsi”. Questo il segnale politico inviato oggi dai ministri degli esteri dei 28, che domandano anche lo stop agli “arresti per motivi politici”. “Le forze armate non dovrebbero giocare un ruolo politico in democrazia, devono accettare e rispettare l’autorità costituzionale del potere civile” scrivono nelle conclusioni i ministri degli esteri dei 28.
Continuano intanto gli scontri tra sostenitori ed oppositori del presidente destituito. Almeno una persone è morta al Cairo, nei pressi di piazza Tahri e vicino all’ambasciata Usa, e altre tre ad una cinquantina di km a nord della capitale, nella regione di Qalyubeyia. Tra le vittime ci sarebbe anche un giovane di 15 anni, colpito al petto da colpi di arma da fuoco. – ANSAmed