Nella notte un centinaio di persone hanno bloccato la circolazione sulla strada nazionale numero 1, la principale via di collegamento tra la capitale Ouagadougou e Bobo Dioulasso, seconda città del paese, in direzione dei vicini Mali e Costa d’Avorio: è la prima protesta di piazza dopo le decisione del Consiglio straordinario dei ministri di convocare un referendum costituzionale.
In realtà il progetto di legge, approvato ieri, deve ora essere sottoposto al voto dell’Assemblea nazionale (parlamento), dove le forze di opposizione “ostacoleranno con ogni mezzo legale” la procedura. Se la legge dovesse andare in porto, si aprirebbe la strada a una nuova candidature del capo di Stato Blaise Compaoré, al potere dal 1987 e già riconfermato due volte, alle presidenziali del 2015.
“Siamo usciti per protestare, bloccare le strade. Dobbiamo paralizzare il paese affinché il presidente capisca che siamo contrari al suo potere a vita” ha detto Pascal Ilboudo, membro della direzione politica del Movimento del popolo per il progresso (Mpp, opposizione). Altre manifestazioni sono state indette per oggi da opposizione e società civile che dovrebbero sfociare in uno sciopero generale – chiamato ‘Ville morte’ – a Ouagadougou.
Dure le prime reazioni delle forze di opposizione, in lotta da più di un anno contro il progetto di revisione della legge fondamentale – in particolare l’articolo 37 – e che, nei mesi scorsi, sono riuscite a far scendere in piazza decine di migliaia di cittadini. “Quello che denunciavamo da mesi è finalmente accaduto (…) la maschera di Blaise Compaoré è appena caduta” ha denunciato Benewende Stanislas Sankara, presidente dell’Unione nazionale per la rinascita/Partito sankariste (Unir/Ps), invitando i deputati a votare “con coscienza e consapevolezza del grido disperato del popolo burkinabè” e i cittadini alla “disubbidienza civile”.
Sulla carta il Congresso per la democrazia e il progresso (Cdp), il partito di Compaoré, detiene da solo 70 seggi in parlamento. Per far approvare il progetto di legge del governo basta la maggioranza semplice di 64 voti, quindi la ‘battaglia’ dell’opposizione si preannuncia difficile.
Per un gran numero di organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani il progetto di legge approvato ieri è un “attentato alla Costituzione”, un “colpo di stato civile e costituzionale inaccettabile e illegittimo”.
Per la direzione dell’Cdp, la convocazione di un referendum è invece sinonimo di “democrazia vera” in quanto “chiama a consultazione il popolo”, ha sottolineato il segretario nazionale del partito al potere, Assimi Kouanda. – Misna