per adottare un bambino, non mollano, e – secondo quanto si apprende da fonti a loro vicine – stanno rinnovando i visti per rimanere a Kinshasa e sperare nelle prossime settimane di superare lo scoglio del blocco di un anno delle adozioni imposto dalle autorità congolesi, dopo una serie di irregolarità riscontrate nelle adozioni internazionali da paesi terzi.
A niente sono serviti, fino ad ora, gli interventi del ministro degli Esteri Emma Bonino e della collega all’Integrazione Cecile Kyenge. Unica via ufficiale percorribile, secondo molti, è un fermo appello da parte del presidente del Consiglio Enrico Letta.
Chi infatti ha deciso di imporre lo stop di un anno (iniziato il 25 settembre) è il presidente congolese Joseph Kabila Jr in persona. La Direzione Generale della Migrazione (DGM) ha informato a fine settembre le ambasciate straniere del blocco delle operazioni per il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati dalle famiglie straniere e ha successivamente mostrato una totale chiusura – come confermato in precedenza dall’ambasciatore italiano a Kinshasa Pio Mariani – nei confronti delle 24 coppie italiane arrivate dopo la sospensione, ma che avevano completato la procedura adottiva prima del 25 settembre e per le quali c’erano state rassicurazioni verbali.
Il problema, ora, secondo i ben informati, è che i visti dureranno al massimo un altro mese, dopo di che i nostri connazionali dovranno fare rientro. E’ una lotta contro il tempo, in una situazione non facile per queste famiglie, andate a Kinshasa tramite gli enti associativi Aibi, Enzo B. e I Cinque Pani, tra problemi igienici, profilassi anti-malariche che stanno scadendo e il rischio di perdere il lavoro per la prolungata e imprevista assenza. In più, se sfortunatamente la cosa non dovesse risolversi, dopo avere trascorso quasi due mesi accanto ai bambini adottati, dovranno pensare a un posto dove sistemarli, come delle case famiglia, o saranno costretti a lasciarli nuovamente negli orfanotrofi. – TMNews