Il popolo tunisino ha scelto un presidente laico, l’88enne Beji Caid Essebsi, alle prime elezioni dalla caduta di Ben Ali. Essebsi ha battuto il rivale Moncef Marzouki, presidente ‘ad interim’ sostenuto dal partito islamista Ennahda, ottenendo il 55,68% delle preferenze contro il 44,32% di Marzouki (1,7 milioni di voti contro 1,3).
Gia’ nella notte, dopo i primi exit poll, i sostenitori del partito Nidaa Tounes di Essebsi avevano festeggiato nella capitale. Alla conferma ufficiale della vittoria si sono registrati scontri nel sud del Paese, ad Hamma, con centinaia di giovani scesi in strada a protestare, paventando il ritorno del vecchio regime. La polizia ha sparato lacrimogeni contro i manifestanti che avevano dato fuoco a pneumatici e bloccato le strade.
L’Unione europea si e’ congratulata con il neo presidente Essebsi: l’Alto Rappresentante, Federica Mogherini, ha sottolineato che queste elezioni sono una “storica” pietra miliare nel percorso della Tunisia verso la democrazia. “I tunisini”, ha affermato Mogherini, “hanno scritto una pagina storica” e l’Ue e’ impegnata a lavorare con le nuove autorita’ di Tunisi. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, si e’ congratulato con il Paese per la “pietra miliare” posta dal voto presidenziale, il primo libero dall’indipendenza. Un successo che conferma “il ruolo storico della Tunisia”, ha dichiarato Fabius, Paese dal quale e’ nata la Primavera araba, “l’unico” di questi che e’ “riuscito a sopravvivere”, come ha sottolineato il settimanale ‘Tunis Hebdo’.
Il candidato laico era stato indicato come favorito gia’ a ottobre, quando il suo partito aveva vinto alle elezioni parlamentari, e al primo turno aveva conquistato il 39% delle preferenze contro il 33% di Marzouki, ex attivista politico incarcerato sotto il regime di Zine El Abidine Ben Ali e divenuto presidente ad interim con l’appoggio degli islamisti di Ennahda. Tensioni tra gli schieramenti si erano registrate durante la campagna elettorale, con Essebsi che si era rifiutato di partecipare a un dibattito con il rivale, definendolo un “estremista” e accusando gli islamisti di aver rovinato il Paese dopo la rivoluzione del 2011 che ha messo fine al regime di Bel Ali.
Dall’altra parte, Marzouki non aveva perso occasione per dipingere il rivale come l’uomo che avrebbe riportato indietro il Paese a prima della Rivoluzione dei Gelsomini che nel 2011 aveva segnato l’avvio della Primavera araba. Un’accusa respinta dal diretto interessato che si e’ presentato come il tecnocrate di cui il Paese ha bisogno dopo tre anni difficili per la Tunisia in mano agli islamisti. (AGI) .