Nove capi militari dell’ex coalizione ribelle Seleka sono arrivati a Brazzaville: un tentativo della mediazione congolese di sbloccare i negoziati di pace, in parte sospesi da ieri. “Proseguiamo i nostri colloqui interni, ma non abbiamo ancora deciso un nostro rientro nel forum” ha dichiarato in mattinata il capo delegazione Mohamed-Moussa Dhaffane.
Sulla carta il ‘Forum per la riconciliazione nazionale e il dialogo politico’ dovrebbe chiudersi in serata con la firma attesa di un accordo di cessazione delle ostilità e di disarmo dei gruppi armati. Una prospettiva che sembra allontanarsi.
Al centro del contenzioso tra i 170 partecipanti – oltre alla Seleka anche le milizie di autodifesa Anti-Balaka, governo, partiti politici e società civile – la condizione preliminare posta all’improvviso da Dhaffane, già respinta: la divisione del territorio nazionale, con il nord destinato ai musulmani. Parte dei negoziatori accusa la Seleka di “cercare di guadagnare tempo” e di “non voler risolvere il conflitto”.
A mediare tra le parti, a nome della Comunità economica dei paesi dell’Africa centrale (Ceeac), è il presidente congolese Denis Sassou Nguesso.
Per il quotidiano ‘Journal de Bangui’, in caso di fallimento del Forum di Brazzaville le autorità di transizione di Bangui, sotto la guida del presidente Catherine Samba-Panza, “ne uscirebbero più deboli di prima”.
La crisi centrafricana è cominciata con l’offensiva della ribellione settentrionale nel dicembre 2012, che nel marzo 2013 ha preso il potere a Bangui, destituendo l’ex presidente François Bozizé. Nonostante la formazione consensuale di istituzioni di transizione il braccio di ferro prosegue tra Seleka e Anti-Balaka. – Misna