Un tribunale del Cairo ha accolto il ricorso per interdire l’attività della Confraternita, stabilendo la confisca dei beni e la chiusura di tutte le sedi dei Fratelli musulmani. La sentenza è di primo grado. Il ricorso contro la Fratellanza è stato presentato da un partito di sinistra egiziano, el Tagammoe, che ha accusato la Confraternita di stoccare armi nei suoi uffici e di essere impegnata in attività illegali. Già in passato la Fratellanza era stata oggetto di ricorsi, che nel tentativo di vietarne le attività, sostenevano che non rispondesse ai requisiti della legge sulle ong. Per questo nel marzo di quest’anno, quando Mohamed Morsi era ancora presidente, la confraternita ha ottenuto lo status di associazione. La Fratellanza musulmana è stata fondata nel 1928 e ufficialmente bandita dall’allora presidente Gamal Abdel Nasser nel 1954. Rimasta un’organizzazione clandestina, la sua attività era però tollerata nel trentennio di Hosni Mubarak, durante il quale arrivarono in Parlamento come deputati indipendenti vari esponenti della Confraternita. Il deposto presidente Mohamed Morsi era uno dei massimi esponenti della Fratellanza e del suo braccio politico, Giustizia e Libertà.
La reazione della Fratellanza alla decisione del tribunale non si e’ fatta attendere. I Fratelli musulmani “sono rimasti e rimarranno malgrado i tentativi di regimi fascisti di eliminarli. La dissoluzione non avrà effetti sull’organizzazione”. E’ quanto scrive l’account Twitter in inglese della Fratellanza a proposito della sentenza che blocca tutte le sue attività. I Fratelli musulmani “sono parte integrante della società egiziana e decisioni della magistratura corrotte e motivate politicamente non possono cambiare questo”, si legge. Nel frattempo, il legale della Confraternita dei Fratelli musulmani, Ali Kamal, ha annunciato che fara’ ricorso davanti alla corte d’appello contro la sentenza di oggi con la quale vengono proibite le attivita’ della Fratellanza e confiscati i suoi beni.(ANSAmed).