“Gli assassinii, i roghi delle case e la fuga degli inermi” di fronte all’avanzata degli islamisti di Boko Haram stanno alimentando in tutto il paese “una sindrome di assedio”: lo denunciano i vescovi della Nigeria, in un messaggio diffuso al termine di una sessione plenaria della Conferenza episcopale.
“Mentre la Nigeria sanguina e brucia tragicamente – sottolineano i prelati, riprendendo il titolo del testo – come vescovi siamo profondamente allarmati dalle distruzioni materiali e umane e dalla devastazione della vita dei villaggi e delle comunità, con livelli di odio crescenti e crescenti pericoli di ulteriori conflitti”. Al centro del messaggio c’è l’emergenza causata dall’avanzata di Boko Haram negli Stati nord-orientali di Borno, Adamawa e Yobe. Proprio il dovere di assistere migliaia di sfollati che avevano cercato rifugio nei pressi della cattedrale di Yola ha costretto il vescovo locale, monsignor Stephen Dami Mamza, ad abbandonare la sessione della Conferenza episcopale per tornare nella sua diocesi e coordinare gli interventi di assistenza.
Di fronte all’aggravarsi della crisi, a pochi mesi dalle elezioni del prossimo febbraio, i vescovi rivolgono un appello al governo affinché “faccia di più per proteggere le vite umane, difendere la nazione, sconfiggere e disarmare chi sta distruggendo la Nigeria e i nigeriani”. Secondo l’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria (Ocha), nel nord-est del paese già all’inizio di agosto l’avanzata degli islamisti aveva costretto a lasciare le proprie case circa 650.000 persone. – Misna
